martedì 29 dicembre 2015

21 pezzi del 2015 di cui (quasi) nessuno parla



Anche quest'anno, alla fine di un mese fervente di classifiche più o meno autoreferenziali, colgo l'occasione per stilare una lista di 21 pezzi estratti da album (più o meno) dimenticati da redazioni (più o meno) prestigiose. Un invito ad andare oltre, perché piccole perle non vadano dimenticate. Buon ascolto!

ps. i pezzi sono in ordine rigorosamente sparso, con l'indicazione del l'album nel quale sono contenuti. Questa non è una classifica ma una lista di canzoni cui si cita l'album nel quale sono contenuti. Stavolta non ho preso in considerazione anche i pezzi in lingua inglese (mi prometto di fare un articolo ad hoc). Non ho considerato le uscite di Diavoletto Netlabel per la quale collaboro.

BABALOT - DORMI O MORDI (Aiuola Dischi)
Il miglior e più influente cantautorato italiano lo-fi di tutti i tempi. Non basta?







FELPA - PAURA (Sussidiaria)
Dagli Offlaga Disco Pax a un dream pop da brividi.





PALETTI - QUI E ORA (Sugar)
Il pop come andrebbe fatto: ironico, leggero e ben curato.





LUCIO CORSI - ALTALENA BOY (Picicca)
Ritorno acronistico al glam folk alla "Bowie" anni 70'. Storie fatte di animali e extraterresti.





LEITMOTIV - VAGABONDI (La Fabbrica, Pelagonia Dischi)
Questo album mi ha sorpreso e trascinato come pochi. Rock che fa smuovere, ballare, riflettere.






BIANCO - GUARDARE PER ARIA (INRI)
Cantautorato molto raffinato, intimista ma che riesce a mantenere una buona dose di leggerezza.





LE SIGARETTE - 2 + 2 = 8 (Autoprodotto)
Un duo che picchia sulle casse e ci da dentro con la chitarra con il sorriso e gli sguardi di un bambino. Ci voleva.






FLAVIO GIURATO - LA SCOMPARSA DI MAJORANA (Entry Edizioni Musicali)
Inclassificabile, lontano dallo spazio e dal tempo. Cantautori così capitano uno ogni decennio se tutto va bene. Curiosità: è il fratello di Luca Giurato.






INTERCITY - AMUR (Orsa Polare Dischi)
Se c'è qualcosa che più si avvicina alla definizione di "rock raffinato" in Italia, sono gli Intercity.






IO E LA TIGRE - 10 e 9 (Garrincha Dischi)
Rock sporco, girl power e voglia di raccontare. Cosa volere di più?






ELEPHANT BRAIN - ELEPHANT BRAIN EP (Autoprodotto)
Un Ep che mi ha sorpreso molto. Richiamano geograficamente e musicalmente i Fast Animal And Slow Kids, ma questo pezzo dimostra che possono avere addirittura stessa grinta ma con un sound più vario.





BOMBAY - BOMBAY (Autoprodotto)
Tornare alla musica da spiaggia anni '60 tra spensieratezza e nostalgia. Una delle vere sorprese dell'anno perché spuntato fuori praticamente dal nulla





CALVINO - GLI ELEFANTI (Dischi Mancini)
L'Amaro In Bocca è una delle ballata dolce e spettrale di cui le orecchie riescono difficilmente a liberarsi.





FEMINA RIDENS - SCHIAFFI (A Buzz Supreme)
Voce estremamente sottovalutata quella della fiorentina Francesca Messina, Le Banalità è un pezzo che ne evidenza la particolare capacità di giocare con lo strumento vocale.





VINCENZO FASANO - FANTASTICO (Eclectic Music Group)
Cantautorato sofferto e personalità vocale come pochi a livello maschile nel panorama indie.




ALESSIO BONDI' - SFARDO (Malintenti Dischi/800A Records)
Grazia e poesia in dialetto palermitano: Di Cu Si è insieme a tutte gli altri pezzi dell'album, una canzone senza tempo.





LA MUNICIPAL - LETTERA DALLA PROVINCIA LECCESE singolo (Autoprodotto)
Uno dei tanti progetti del leccese Carmine Tundo (Nu-Shu) qui insieme alla sorella Isabella. Questo pezzo uscito in nessun album ha un'immediatezza e una rabbia che prendono già dal primo ascolto





PAGLIACCIO - LA MARATONA (Costello's Records)
Il trio Biellese mi è sempre piaciuto per la semplicità di melodia e testi ma con messaggi sempre molto lineari. Cosa un po' troppo rara nell'indie italiana. Qui un bellissimo pezzo insieme a Bianco.





BOBO RONDELLI - COME I CARNEVALI (Picicca Dischi)
L'ex Ottavo Padiglione con  pezzi come questo tiene viva la vecchia scanzonata musica italiana.





GIANCARLO FRIGIERI - TROPPO TARDI (New Model Label)
Il cantautore di Sassuolo sforna una serie di pezzi stridenti densi di introspezione e sarcasmo, densi di pensieri e parole.




VOINA HEIN - NOI NON SIAMO INFINITO (Maciste Dischi)
Rock che spazia dall'Emo al crossover con una base abbastanza melodica, gli abruzzesi Voina Hein costruiscono pezzi destinati ad essere urlati ai concerti.

lunedì 28 dicembre 2015

Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno: il 2015 raccontato in dodici mesi di Scatto Col Vip Indie

 Sono passati ormai due anni da quando su Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno, la più grande community Facebook sulla musica indie italiana, abbiamo inaugurato la rubrica fotografica Scatto Col Vip Indie: foto inviate dai fan della pagina con i loro beniamini colti in occasione di concerti, eventi o semplicemente per caso.
Scatti spesso anche divertenti, al caccia di sorrisi rari (Vasco Brondi, Francesco De Leo, Alberto Ferrari), abbracci affettuosi (Dente su tutti) o mostri sacri (Federico Fiumani). Tra i "vip" più catturati "Vascone"Brondi, "Darione" Brunori, "Peppe" Dente e i fratelli Ferrari grazie al tour che ha seguito l'uscita di Endkadenz Vol. 1 e Vol. 2. Proprio questi ultimi, insieme a "Vascone" sono i personaggi che catturano più "likes"

Nel corso dell'anno ci sono giunte quasi 200 tra foto e collage ed esattamente come un anno fa ho pensato di ricordare questo 20145 ormai agli sgoccioli con la foto che ha ottenuto più like per ciascun mese.

Ecco cosa ne è venuto fuori!

GENNAIO


Uno Scatto Col Vip Indie di cartone dalla geniale pagina Brunori fa cose.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Martedì 6 gennaio 2015


FEBBRAIO


Indie Alice nella Label delle Meraviglie (Picicca).< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Mercoledì 4 febbraio 2015


MARZO



Indie Alessandro con l'Albertone dei Verdena.
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Venerdì 6 marzo 2015


APRILE


Indie Alessio insieme a un Luchino Ferrari visibilmente anoide e mestile.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Mercoledì 8 aprile 2015


MAGGIO


Indie Sara e Sua Maestà Francesco Bianconi.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Martedì 19 maggio 2015


GIUGNO


Indie Giada e Ciccio De Leo: due chiavaresi che si incontrano a Milano al concerto de Lo Stato Sociale!< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Giovedì 18 giugno 2015


LUGLIO


"Appena uscito dal live dell'officina della Camomila qui a Bologna. Dopo la foto con Vasco ho qui la foto con tutta la...
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Venerdì 24 luglio 2015


AGOSTO


Indie Chiara e il suo commovente abbraccio con Peppe Dente.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Lunedì 31 agosto 2015


SETTEMBRE


Indie Sara con un Lodone Il Rosso in versione pulcino.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Mercoledì 16 settembre 2015


OTTOBRE


Indie Alice a occhi chiusi con Vascone.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Venerdì 30 ottobre 2015


NOVEMBRE


Indie Valeria con il mitico Umberto Maria Giardini (ex Moltheni), il più "berlinese" degli artisti italiani.< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Lunedì 23 novembre 2015


DICEMBRE


Buongiorno con indie PaSqualo e un Peppe Dente pallido e stiloso più che mai!< Scatto Col Vip Indie >
Posted by Sei tutto l'indie di cui ho bisogno on Lunedì 21 dicembre 2015

giovedì 24 dicembre 2015

2015 - Di Cu Si (Alessio Bondì)

L'Italia è un Paese dove le lingue dialettali hanno una storia e uno spessore culturale in grado di interessare la musica anche a livello nazionale. Si pensi a "Crueza De Ma" storico album in sardo di Fabrizio De André, ma anche fortunate realtà a livello folk e rock come gli indimenticati 24 Grana (Napoli), Muro Del Canto (Roma), Davide Van Der Sfroos (Brianza) e Cesare Basile (Catania).

In un anno in cui il panorama italiana ha sfornato molta musica più o meno interessante ho pensato: quale pezzo continua ad emozionarmi esattamente come la prima volta che l'ho ascoltato? Quale canzone è stata in grado di non "consumarsi" nell'arco delle settimane?

Nel mese di aprile  noto sui social un certo "rumor" intorno ad Alessio Bondì, giovane cantautore palermitano, fattosi conoscere a Roma, che nel 2015 sforna questo album d'esordio chiamato "Sfardo" (Malintenti Dischi/800A Records), interamente in dialetto. Ascolto l'album, che trovo un piccolo capolavoro emozionale e vengo colpito in particolare da una canzone intitolata "Di Cu Si" (in italiano "Di chi Sei"), che come gli altri brani trasuda pathos sostenuto da una interpretazione poetica, dolce e aggraziata di una delicata filastrocca per bambini.

L'espressività del brano si evince in maniera particolare nel video di una interpretazione dal vivo della canzone pubblicata dal canale YouTube KateCreativeStudio, che però è stato cancellato diverse settimane fa per misteriosi motivi di copyright. Peccato.

Il testo della canzone trasporta in un'atmosfera d'altri tempi e si ispira al gioco infantile di "rubare il nasino" e a quelle piccole paure tipiche dei bambini. La voce e le parole immergono l'ascoltatore in un immaginario innocente, tenero e un po' malinconico, capace di far rivivere delle sensazioni indimenticabili, quelle dell'infanzia, in una lingua che diventa universale.

TESTO

Vennu l'indiani
Su’ troppu assai, ‘un li sacciu cuntari
Ccà ‘un putiemu stari 
Amu a scappari!

‘Anticchia annachi e anticchia ha’ ammuttari
Pi mia ‘stu lettu è una nave
Ccà ‘un putiemu stari
Scappamu puru ‘i ccà!

Di cu è, ‘sta nasca di cu è?
E tu di cu si?

Si vennu l’arraggiati
E si vennu ‘i fàvusi
Tu ammùcciati r’arrier’a ‘amma
‘A ‘amma r’a mamma

E batti ‘i manu e batti e batti e ba’
Si batti ‘i manu veni puru papà
E si tu batti ‘i manu 
Veni puru spaidermè!

Di cu si, tu nicu di cu si?
E ‘sta nasca di cu è?
‘Sti occhi di cu su’?
‘Sti manu di cu su’?
‘Sti pieri di cu su’?
Ni l’hamu a manciari

E si tu batti ‘i manu
Vegnu puru ìu 
Cu tutta ‘a chitarra, ti ‘nzignu a sunalla
Però macari prima ‘nzìgnati 
A cuntari: 1, 2 e 3
1, 2 e 3
1, 2 e 3
4, 5, 6 e 7 e 8 
Tàppete, tìppete e un biscottu!

Traduzione

Vengono gli indiani
Sono troppi, non li so contare
Qua non possiamo stare
Dobbiamo scappare!

Un po’ dondola e un po’ devi spingere
Per me questo letto è una nave
Qua non possiamo stare
Scappiamo pure da qui!

Di chi è, questo nasino di chi è?
Di chi è, questo nasino di chi è?
E tu di chi sei?

Se vengono gli arrabbiati
E se vengono i falsi
Tu nasconditi dietro la gamba
La gamba della mamma

E batti le mani e batti e batti e ba’
Se batti le mani viene pure papà
E se batti le mani
Viene pure Spiderman

Di chi sei, tu piccolo, di chi sei?
E questo nasino di chi è?
Questi occhi di chi sono?
Queste mani di chi sono?
Questi piedi di chi sono?
Ora ce li mangiamo
E se tu batti le mani
Vengo pure io
Con la chitarra, ti insegno a suonarla
Però magari prima impara
A contare uno, due e tre
E uno, due e tre e uno due e tre
E quattro, cinque e sei
E sette e otto
Tàppete, tìppete e un biscotto!


lunedì 13 luglio 2015

Intervista a Flavio Ciotola (L'IO), cantore del ribellismo

L'IO è cantautore pop del ribellismo, cantore di storie amare che deridono i precetti di una società conformata al sistema degli standard sociali, politici ed economici. Una serie di sane provocazioni che ritroviamo nell'interessante album d'esordio "Bon Ton", uscito alcune settimane fa per la Seahorse Recordings e che propone un alt folk puro e diretto, spesso sotto forma di ballate ironiche e delicate.

Dietro L'IO si cela Flavio Ciotola, che ho avuto il piacere di intervistare. Di seguito le risposte che mi ha dato circa la sua vita privata e artistica e la sua visione sulla musica indipendente. A fine intervista trovate anche l'album "Bon Ton" in streaming su Spotify.



Ciao Flavio, parlami un po’ della tua infanzia dei posti dove sei cresciuto e come ti sei affacciato alla musica.

Ciao. Sono nato e cresciuto a Napoli, per esser più preciso a Bagnoli quartiere di grandi musicisti partenopei come i fratelli Bennato. La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Mio padre fino a 33 anni ha suonato prima di trovare un lavoro ed è stato grazie a lui che ho iniziato a suonare. Il mio primo regalo musicale è stata una batteria, avevo tipo 8 anni. Mio padre mi ha fatto sempre ascoltare buona musica sia italiana che internazionale, da de Gregori, Battisti (impazzivo per Balla Linda, era energia per me), Lucio Dalla, gli Who, Pink Floyd ecc ecc. Verso i 14 anni ho iniziato a suonare la chitarra acustica e a scrivere canzoni, per poi formare il mio primo gruppo rock Sempre di musica inedita però, ho sempre evitato di fare cover perché  ho sempre avuto tante cose da dire…quindi ho preferito esprimere me stesso in musica. Verso i 16 anni poi ho scoperto in ritardo i Nirvana ed i Pearl Jam e questa musica mi ha cambiato la vita.

Da quali artisti ti senti più influenzato?

Da tantissima musica, ma se prendi in mano il mio lettore mp3 vedrai musica anni '90: Nirvana,Pearl Jam, Alice In Chains, Carmen Consoli, Radiohead. Diciamo che ascolto tantissimi artisti ma sono legato molto alla musica anni '90. Ascolto anche artisti degli ultimi anni. Ultimamente Levante; sento purezza musicale in lei.

Come mai la scelta di questo nome, perché quell’articolo davanti?

Ho scelto come nome L’IO perché questo progetto è nato in completa solitudine, senza nessuno che mi dicesse cosa fare. Avevo nella testa un progetto tutto nuovo, solo mio. Quale nome migliore de L’IO? Anche se non è solo il mio, è L’IO di tutti.  Diciamo che con L’IO esprimo me stesso al 100% pensando però a tutti quelli che la pensano come me sulla vita.

Nel tuo album emerge una visione abbastanza negativa dell’amore e una visione ribelle del mondo. Ci sono dei riferimenti autobiografici? Cosa vuoi comunicare con le tue canzoni?

Non penso che ci sia una visione negativa ma solo una visione diversa dell’amore. L’argomento Amore sia nelle canzoni che nei film 90 volte su 100 è narrato come amore perfetto o amore che finisce bene. Ma non è così molto spesso. Io parlo dell’amore non morale, quello che ti fa soffrire ma che ti rende più forte. Mentre sulla visione ribelle del mondo, sì, sono d’accordo. La società in cui viviamo ci dice cosa fare e non fare sin dalla nascita, ci obbliga a vivere la maggior parte della nostra vita in istituzioni che non amiamo e che non ameremo mai. Ci educa anche in maniera sbagliata, devi dire, non devi dire. Bon Ton, l'album, è una provocazione; i o credo che non siamo veramente noi, ci hanno portato a vivere una vita non veramente nostra.

“Bon Ton” è prodotto da Seahorse Recordings, come sei arrivato a questa etichetta? Com’è il rapporto con loro?

Quando ho registrato i provini del disco, ho spedito il materiale a poche case discografiche tra cui la Seahorse Recordings. Mi hanno chiamato, erano interessati al progetto e quindi ho firmato. Mi son trovato benissimo, anzi ringrazio Paolo Messere che mi ha aiutato tantissimo ed è entrato subito in sintonia con L’IO.

Cosa ne pensi dell’attuale panorama indipendente italiano? C’è qualche artista che segui particolarmente?

In questo periodo ascolto Levante e Margherita Vicario. Il panorama indie in Italia è vasto, le produzioni sono tantissime e molti artisti sono validi, ma in questo Paese c’è un problema: non c’è educazione musicale, ormai le TV puntano sui Talent; le major quindi si buttano sulla musica usa e getta e sono pochissimi i casi dove una major punta su un emergente. Ma le cose cambieranno, ne sono sicuro.

Per te, in generale, cosa significa “musica indie”?

Mmmhh...a volte quando penso al termine "indie" penso alla musica fai da te, ma ormai penso che si possa definire come un sottobosco: gli alberi, anche se molti decrepiti, senza foglie sono gli artisti famosi mentre sotto terra, ci sono semi,tanti semi bellissimi e pieni di vita che non vedono l’ora di vedere la luce e far nascere prati,fiori, piante; ecco, quelli, quei semi siamo noi, la musica indie.

Che ne sarà de L’IO tra 10 anni?


Domandona. Non so cosa mangerò domani…ahahah, tra 10 anni?  Vorrei fare il produttore musicale.


lunedì 15 giugno 2015

L'indie italiano e la sindrome dello studente dell'ultimo banco

Foto: Cristopher Michel (Flickr)

Alzi la mano chi non lo ha vissuto in prima persona: nella gran parte delle classi scolastiche emergono due categorie di studenti diametralmente opposte: da un lato il "secchione", sempre al primo banco, attento, si applica e pupillo dalla professoressa. All'ultimo banco troviamo invece lo studente ribelle, indisciplinato e incompiuto. Spesso tra lo studente del primo banco e quello dell'ultimo banco non scorre buon sangue.

Ebbene, il pubblico indie medio italiano tende ad identificare gli artisti indie come propri compagni di classe, dove la professoressa, con i suoi voti determina i parametri per il successo.Tutti fanno a gara per accomodarsi all'ultimo banco per non essere notati dalla professoressa, per fare baldoria e conquistarsi il ruolo di mito tra i compagni. Poi c'è chi invece è ambizioso e si applica, studia, e si concentra sui buoni voti. Ciò però può costare l'antipatia e l'isolamento di una certa fazione della classe, gli haters.

Un atteggiamento che porta una certa fazione del pubblico indie italiano (gli studenti dell'ultimo banco) a paralizzare il movimento indie dentro uno snobismo intellettualoide che crea una barriera tra esso e il successo (i buoni voti). Nei paesi anglosassoni invece gli artisti indie possono diventare star e fare fatturato, seguendo le leggi del mercato senza sacrificare la qualità artistica della propria musica. Si pensi ai precursori Radiohead ma anche agli Strokes, agli Arctic Monkeys e St. Vincent.

L'alunno dell'ultimo banco vorrebbe che il compagno rimanesse sempre con sé a fare baldoria e non sopporta che possa staccarsi dal suo stile di vita per diventare il pupillo della professoressa. Sarà perché identificarsi in artista misconosciuto, elevato a figura semi-mitologica ci aiuta a sentirci meno deboli.

Si tratta di un fenomeno tipicamente nostrano e che coinvolge tutti i campi, vedi ad esempio l'antipatia e i commenti sarcastici che ha attirato l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti negli ultimi giorni. In Italia ottenere fama e successo è visto come un atto di tradimento e la perdita dello status di icona rassicurante di un pubblico che ama più identificarsi nei perdenti e negli incompiuti. Un Paese che ha paura di crescere, anche musicalmente. Ed è un peccato, poiché intanto la musica di massa resta nelle mani della musica senza pretese artistiche, alimentata dai talent show e dalle sole leggi del mercato.

Cosa possono fare dal canto loro gli addetti ai lavori? Tutte le realtà che ruotano attorno alla musica (artisti, etichette, agenzie di booking, locali, festival, giornalisti, blogger, ecc.) devono unirsi solidalmente e pubblicizzarsi tra loro, creare pochi ma forti canali condivisi, per dare un segnale forte: anche la musica indie si sente grande e influente e non ha paura di applicarsi, crescere e diventare prima della classe.

C'è bisogno dunque di dare identità al fenomeno e capacità di educare culturalmente l'ascoltatore a riconoscere il proprio valore (quando effettivamente c'è) senza paura di rivendicare le proprie ambizioni a diventare fenomeno di massa.

martedì 21 aprile 2015

I Nobraino e il barcone affondato: i social non perdonano

Nelle ultime ore è scoppiato un incredibile caso mediatico che ha visto protagonisti i Nobraino, rei di aver postato su Facebook un link con uno status di cattivo gusto riguardante l'immensa sciagura del barcone affondato al largo di Lampedusa che ha visto la morte di quasi 900 migranti africani.

Il post incriminato è il seguente:


Un intento satirico, ma molto ardito per prendere posizione su un fatto molto delicato di cronaca internazionale; sia per il cattivo gusto della battuta in sé per sé, sia perché non bisogna mai pensare che gli utenti sui social colgano il significato di un pensiero così complesso. L'utente medio pensa poco e in maniera molto semplicistica.

Non basta il link al blog Diritti e Frontiere che in realtà era serio e impegnato in quanto denunciava l'immobilismo dell'Unione Europea di fronte agli sbarchi. Non basta che questo link fosse stato condiviso direttamente dalla pagina dell'associazione Boats 4 People, che si occupa attivamente del problema degli sbarchi migratori nel Mediterraneo.

Da questo momento in poi per i Nobraino è una continua debàcle mediatica senza via di uscita scatenata da un errore dopo l'altro nella gestione del social media.

L'account Facebook del gruppo romagnolo è direttamente collegato a quella del leader Lorenzo Kruger, così il famigerato status si trasforma in un suo tweet. Gli utenti indignati quindi cominciano ad attaccare la band e Kruger in generale.

La situazione diventa imbarazzante, la pagina Nobraino risponde a un commento che lo status sarebbe stato pubblicato dal chitarrista Nestor Fabbri, Quasi a lavarsi le mani. Intanto lo status viene modificato prima con la N. di Nestor, poi con la firma Palese di Nestor Fabbri fino a cambiare radicalmente in "La realtà è di cattivo gusto". Si cerca di rimediare con un nuovo status che dice "Unione Europea Premio Nobel per la pace", quasi a voler spiegare il significato del post precedente, ma anche qui gli insulti e le minacce di boicottare la band fioccano, mentre gli haters non aspettavano occasione più ghiotta.

Cominciano anche i boicottaggi belli pesanti: Roy Paci commenta pubblicamente che i Nobraino non faranno più parte del concertone del Primo Maggio di Taranto, lo Sherwood Festival li cancella dalla lista delle loro band.

Intanto Kruger si "ponziopilatizza" e viene pubblicato un terzo status dei Nobraino in cui scrive:

Buongiorno a tutti, qui Lorenzo Kruger.Torno ora da un week-end di concerti e purtroppo solo ora mi accorgo di cosa...
Posted by Nobraino on Lunedì 20 aprile 2015


Le cose non vanno meglio, cominciano a scrivere del caso i siti delle testate nazionali, come Il Fatto Quotidiano e La Repubblica. La risonanza è sempre più forte. La situazione sempre più imbarazzante.
A questo punto si attendono solo le scuse di Nestor Fabbri, che forse si fanno attendere anche troppo. Arrivano con un link al sito ufficiale dei Nobraino corredato da una sorta di curriculum che dimostra che Nestor è un attivista esperto di problemi legati alle migrazioni. Poi arrivano le scuse vere e proprie:  "Il mio imperdonabile errore è di non essere stato retoricamente capace di indirizzare la sfrontatezza contro i reali responsabili del massacro: gli autori delle politiche migratorie europee. Finendo così per offendere associazioni, militanti e liberi cittadini pensanti che mettono la loro vita a disposizione dei più deboli.
Per questo motivo porgo a tutte le persone turbate ed addolorate dall’infelice esternazione di ieri le mie più umili scuse"


Si scatena una frangia di geniali internauti che tirano in ballo niente di meno che Charlie Hebdo, ricordando che una volta si era tutti Charlie, come se in questo caso non fosse stato difeso il diritto di satira. Tuttavia anche questo paragone appare ardito e malamente ponderato, l'esagerazione e il campanilismo sono sempre dietro l'angolo.


Nobraino, e Nestor Fabbri in particolare, quindi martiri o colpevoli? La verità come sempre è nel mezzo. Nella sostanza la posizione e  l'impegno attivo di Nestor Fabbri verso la problematica degli sbarchi clandestini sono nettamente condivisibili, ma nella forma la scelta comunicativa della frase inclusa nel post si è rivelata una satira fallimentare, sostanzialmente una immane cazzata le cui conseguenze dovevano essere immediatamente prevedibili, tanto da far desistere alla pubblicazione.

Le conseguenze per tutta la band sono state pesanti: imbarazzante gestione della crisi sui social network, calo reputazionale, cancellazione da importanti eventi live.

Ma dal punto di vista della popolarità? Nonostante in molti avessero minacciato di togliere i "like" alla fan page l'effetto reale è stato sorprendente, basta analizzare il vistoso incremento al giorno 20/04.


Ciò significa che ad oggi pubblicare qualcosa di imbarazzante su Facebook non significa perdita di popolarità bensì un incremento dovuto soprattutto alla curiosità della rete più che un segnale di approvazione. Lo sa bene Matteo Salvini, ad esempio.

venerdì 17 aprile 2015

[INTERVISTA] L'Indiece Di Melty: la musica indie italiana vista dalla Francia

Qualche giorno fa ho avuto una piacevole chiacchierata su Skype con il giornalista Gabriele Naddeo, fondatore del L'Indiece Di Melty, una rubrica piena di idee nata da meno di un anno e facente parte di Melty, noto network internazionale di siti di costume, cultura e società con un'impronta particolarmente giovanile. Il network ha sede a Parigi ed è proprio da lì che Gabriele mi parlava, cercando insieme a me di inquadrare il profilo dell'ascoltatore indie medio e la concentrazione geografica del movimento musicale indie.

Anche io ho pensato di fare un po' di domande a Gabriele, incuriosito soprattutto dalla circostanza di parlare di musica italiana direttamente dalla Francia.



Parlami un po’ del tuo background: come sei arrivato al mondo della musica? Quali sono gli artisti che hanno maggiormente condizionato la tua cultura musicale? 

Ti sembrerà strano ma fino ai 13 anni non ascoltavo quasi nulla. Mi sono appassionato alla musica grazie al punk e, subito dopo, al rock dei gruppi storici degli anni ’70. Quasi nello stesso periodo ho iniziato a suonare la chitarra poi, grazie a un mio amico, a conoscere meglio anche la musica italiana. Ti cito alcuni dischi random tra quelli che mi hanno segnato maggiormente in passato: “Dookie” dei Green Day, “Rocket To Russia” dei Ramones, “Francesco De Gregori” (l’eponimo album del ’74, quello della “pecora), “High Voltage” degli AC/DC, “Buon Sangue” di Jovanotti, “Fetus” di Franco Battiato, “Declaration Of Dependence” dei Kings Of Convenience. Se dovessi dirti un paio di album contemporanei ti direi “St. Vincent”, “To Pimp a Butterfly” di Kendrick Lamar, ma anche “Il sorprendente album d’esordio de I Cani”. Poi al momento adoro un artista francese di nome “O”.

Quando hai pensato di diventare un giornalista musicale? Come sei arrivato poi al network internazionale Melty? 

È stata un’avventura cominciata un po’ per caso. Nel 2012 mi proposero di scrivere un report di un concerto per una testata online della mia città, Salerno. Accettai immediatamente: mi sembrava un’ottima idea per coniugare due mie passioni, appunto musica e scrittura. Ho conosciuto melty grazie a mia sorella: lei è la vera scrittrice di casa e collaborava già da tempo con il melty group. Mandai alcuni articoli di prova e, soprattutto, lanciai l’idea di una rubrica interamente dedicata alla musica indipendente. L’idea piacque molto: se oggi mi trovo qui a Parigi è anche grazie all’indie italiano.

Che sensazione si prova nello scrivere di indie italiano da Parigi? Non ti senti un po’ ambasciatore? 

Più che ambasciatore ti direi osservatore. Vivere all’estero mi ha aiutato ad estraniarmi, a guardare le cose da una prospettiva diversa e ad avere una visione d’insieme di questo grande (e interessantissimo) fenomeno che è l’indie italiano. Il web, comunque, aiuta molto a stare al passo con le nuove uscite e le infinite attività che gravitano intorno al mondo della musica indipendente e non: quello musicale è un universo in continuo fermento, in continua evoluzione. Forse mi piace tanto proprio per questo.

Perché L’Indiece Di Melty? Sarà mica l’ennesima testata indie? 

L’indiece di melty, innanzitutto come la crasi delle parole “indice” ed “indie”: una selezione di musica indie, un utile vademecum per conoscere la scena indipendente italiana. La parola “indiece”, poi, potrebbe anche essere letta come “indie c’è”: la musica indipendente c’è, esiste, è un fenomeno che merita spazio ed importanza. Più che testata, comunque, L’indiece di melty è piuttosto una rubrica, una singola sezione che fa parte di un sito estremamente variegato.

Quale impostazione editoriale hai dato all’Indiece di Melty? 

L’indiece di melty si occupa principalmente di playlist, esclusive ed interviste che hanno come tema portante il fenomeno dell’indie italiano. A sostenere i contenuti pubblicati dalla rubrica è la pagina Facebook de L’indiece, legata ogni giorno ad un diverso appuntamento.

Durante la tua attività hai intervistato diversi personaggi della musica: qual è stata l’intervista più interessante? C’è una risposta particolarmente memorabile che vuoi menzionare? 
Un’intervista che mi lasciò piacevolmente colpito fu quella a Riccardo Sinigallia. Si dimostrò molto gentile e ben disposto, rispondendo con entusiasmo alle varie domande che avevo preparato per lui. Una delle risposte più belle, comunque, me l’hanno data senz’altro i Verdena. Alla domanda “Come riassumereste Endkadenz Vol.1 in un’immagine?” loro hanno ribadito con un meraviglioso “Le cime delle querce schiaffeggiate all'unisono dalla burrasca prima di un temporale estivo. Ma anche no”. Geniali.

Come giudichi il giornalismo musicale italiano? Secondo te viene dato abbastanza spazio alla musica indipendente oppure resta un argomento di nicchia? 

In Italia abbiano giornalisti musicali veramente competenti e pagine ben costruite che parlano di musica indipendente. Ammiro il modo in cui lavorano Emiliano Colasanti e Nur Al Habash. Conoscono il mondo della musica in maniera approfondita: adoro il modo in cui sanno raccontarlo, la maniera in cui scrivono e i contenuti interessanti che sanno estrapolare di volta in volta. Per quanto riguarda lo spazio dedicato alla musica indipendente ti direi che per me più se ne parla meglio è: non sono assolutamente d’accordo con chi crede che l’indie debba rimanere un fenomeno di nicchia.

La domanda che pongo a tutti: cos’è per te la musica indie? 

Bella domanda! Difficile da riassumere in poche battute più che altro. Diciamo che oggigiorno è sempre più difficile trovare un musicista o un artista davvero indipendente. Molte etichette indie, ad esempio, si affidano a delle major per la distribuzione dei dischi, ma questo, a mio avviso, non è un male. Si potrebbe dire, comunque, che l’indie è un mood più che un genere, dal momento che vengono etichettati come “indie” una miriade di artisti completamente diversi tra loro. La bellezza della musica indipendente, comunque, è nel voler uscire dagli schemi, dalle formule standard che “funzionano”: è semplicemente fare quello che ci si sente di fare, è libertà e ricerca, è qualcosa di originale. Attenzione, però: originale non deve necessariamente coincidere con eccentrico. Oppure: ascoltare un gruppo solo quando ha 150 fan su Facebook e poi additarlo come venduto appena  riesce a costruirsi una fan-base più solida non è indie, è stupido.


Qual è il tuo sogno nel cassetto? 

Adesso ti sembrerà che stia dicendo una cazzata, ma uno dei miei sogni più grandi sarebbe quello di fondare un movimento artistico, più precisamente un’avanguardia capace di racchiudere ambiti diversi (come la musica, l’arte, la scrittura ecc.) in un’unica grande visione. Sono un fan sfegatato del gruppo Dada e adoro, in generale, i diversi movimenti avanguardistici del Novecento. La figura del “pioniere”, del precursore,  è probabilmente quella che mi affascina di più.

mercoledì 15 aprile 2015

Dal 29 aprile nasce Diavoletto NetLab, nuova fucina della musica indipendente italiana. Nel management anche Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno



Sei Tutto L’Indie Di Cui Ho Bisogno e Diavoletto Netlabel sono lieti di annunciare la nascita di Diavoletto NetLab, nuova realtà nel panorama musicale indipendente italiano.


Diavoletto NetLab è molto più di un’etichetta discografica: un vero e proprio laboratorio con il quale lanciare una nuova scena musicale per trascinare la miglior musica indipendente verso un pubblico più ampio possibile.

Diavoletto Netlab è l’evoluzione di Diavoletto Netlabel, e come quest’ultima crede nella musica libera, basata sul free streaming e free download, collaborerà con le principali piattaforme di streaming mondiali.

L’etichetta andrà a caccia delle migliori autoproduzioni in circolazione senza distinzione di genere, privilegiando l’originalità e la qualità.

Diavoletto NetLab opera secondo un approccio propositivo e collaborativo verso tutte le realtà che ruotano attorno alla musica indipendente nazionale, facendo leva sulla community di Sei Tutto L’Indie Di Cui Ho Bisogno e sugli approfondimenti de L’Indiavoletto, blog incorporato nel proprio sito, che sarà
diretto da Giuseppe Piccoli, già autore di (S)controBlog e fondatore di Sei Tutto L’Indie Di Cui Ho Bisogno.

L’obiettivo finale è dunque quello di rivoluzionare su scala globale la promozione e la diffusione della musica indipendente italiana, sfruttando il networking digitale e non solo. Diavoletto Netlabel e Sei Tutto L’Indie Di Cui Ho Bisogno coprono attualmente su Facebook un bacino di circa 12.000 utenti.

Il 29 aprile il lancio sarà ufficializzato dall’apertura del nuovo sito web  e dalla pubblicazione del primo ep marchiato Diavoletto NetLab; si tratta di Dormire Soli de La Ragazzina dai Capelli Rossi trio indie-pop bolognese, nuovo ingresso nella label.

Il roster di partenza è composto dai seguenti artisti:

Malatja / Radio in Technicolor / Il Nero Ti Dona / PIG SITTER / La Ragazzina dai Capelli Rossi / The Personagg / Aftershock / Libero e i Compagni di Merenda

Sei Tutto L’Indie Di Cui Ho Bisogno nasce nel 2013 e in pochi anni è diventata la più attiva community
Facebook focalizzata sulla musica indie italiana, punto di riferimento per fruitori, artisti, discografici, club, booking agency, agenzie di promozione, webzines e web radio.

Diavoletto Netlabel nasce nel 2010 è la più importante netlabel italiana specializzata nella promozione di musica indie/rock, tanto da ricevere nel 2013 il premio MEI come miglior etichetta digitale nazionale.

Contact
www.diavolettolabel.com
info@diavolettolabel.com
indiavoletto@diavolettolabel.com
Facebook
http://www.facebook.com/diavoletto.netlabel
http://www.facebook.com/indiedicuihobisogno
Twitter
https://twitter.com/diavolettolabel

mercoledì 8 aprile 2015

[MUSICRAISER] Café Jerusalem, l'ultima fatica dei Radiodervish

I Radiodervish sono da anni uno dei gruppi di punta della world music italiana, fondato nel 1997 sospeso tra Puglia e Palestina. Rappresentano una delle tante scoperte di Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti che nel 1998 produssero il loro primo album "Lingua contro lingua" per la storica etichetta indipendente I Dischi del Mulo. Tra spiritualità e atmosfere mediterranee i Radiodervish hanno prodotto una decina di album tra studio e live tutti all'insegna dell'eleganza stilistica.

Stavolta i Radiodervish scelgono il crowdfunding di Musicraiser per produrre il loro prossimo album che si chiamerà Café Jerusalem attraverso il quale proveranno "a dare voce e suono ai ricordi sbiaditi di una società che ha vissuto una travolgente trasformazione intorno alla metà del secolo scorso nella città di Gerusalemme". Affinché ciò sia possibile è necessario raggiungere un obiettivo minimo di 7.000 euro.

Il parco-ricompense è piuttosto ricco: oltre all'album in vari formati, super-sponsorizzazione. showcase e live concert credo sia interessante segnalare le riduzioni per allo spettacolo "Café Jerusalem" che si terrà al Teatro Stabile di Genova nei giorni 18 -19 - 20 - 21 - 22 marzo, la partecipazione alla festa per la pubblicazione del disco con buffet etnico, il libro "Gerusalemme senza Dio" di Paola Caridi, da cui ha preso ispirazione il disco.

A circa 25 giorni dalla fine del periodo di offerta la raccolta ha già raggiunto il 75%.

Perché finanziare il progetto?

Perché i Radiodervish vanno al di là della musica ma sono una rara espressione in Italia del dialogo e della cultura tra i popoli.




martedì 7 aprile 2015

Le 10 frasi più bizzarre dell'indie italiano secondo la community di Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno

fonte: Facebook
"Le parole sono importanti! Urlava Nanni Moretti in una celebre scena di Palombella Rossa. "Non c'è niente da capire" cantava negli anni  settanta De Gregori rispondendo a chi lo aveva accusato di testi insensati. Fu un caso abbastanza isolato per quell'epoca di grandi parolieri e narratori, mentre la situazione sembra sia sfuggita decisamente di mano con l'indie degli ultimi dieci anni. Complice soprattutto gente come Alberto Ferrari (Verdena), Vasco Brondi (Le Luci Della Centrale Elettrica) e Francesco De Leo (L'Officina Della Camomilla); nel primo caso i testi sono scritti soprattutto in funzione della musica e della melodia, "Vascone" Brondi descrive la realtà e le proprie emozioni con frasi disconnesse e accostamenti immaginari, mentre i testi stralunati di Ciccio De Leo non descrivono la realtà ma mondi totalmente immaginari, con un originale sapore macabro-infantile.

Testi che sono diventati il marchio di fabbrica che hanno fatto innamorare migliaia di fan ma che hanno fatto storcere il naso anche alla immancabile schiera di detrattori.

Ispirandoci a questo fenomeno tipico dell'indie contemporaneo abbiamo chiesto alla nostra community quali fossero le frasi più strane che avessero mai ascoltato in una canzone indie italiana.

La community si è decisamente scatenata e tra le tante risposte pervenute, e sulla base delle citazioni e likes ecco la top ten delle frasi più strane, con qualche nota semiseria.

#1. "Apriva le piscine a novembre con i fermacapelli" - L'Officina Della Camomilla

Le piscine non si aprono. Le piscine a novembre non hanno senso. I fermacapelli non sono oggetti destinati all'apertura delle cose.



#2. "Se stenui in più non sei più anoide, mestile" - Verdena

Capolavoro del linguaggio nonsense: esistono parole che non esistono.


#3. "Le ragazze di Venere hanno malattie veneree" - Management Del Dolore Post Operatorio

Su Venere non ci sono ragazze, figurati se hanno le malattie veneree. In ogni caso l'accostamento di parole risulta piuttosto simpatico, in una canzone alla quale siamo parecchio affezionati.


#4. "Sconfiggo gli stupidi con un kit da pasticciere" - L'Officina Della Camomilla

Cavallo di battaglia di Ciccio De Leo: la pasticceria è un elemento ricorrente nei suoi testi. Si sa, i dolci piacciono a tutti ma ciascuno ne fa ciò che vuole.


#5. "Venere del mio intestino tenue" - Le Luci Della Centrale Elettrica

Solo al quinto posto il buon Vascone, anche lui con una frase su Venere, la dea della bellezza. La bellezza dell'intestino tenue di Vasco Brondi. Sapevatelo.


#6. "Non capisci gli incubi dei pesci rossi" - Le Luci Della Centrale Elettrica

Una struggente indagine sulla psicologia di un pesce rosso, la cui memoria pare sia limitata a qualche secondo. Un incubo di un pesce rosso non esiste nemmeno per lui, figuriamoci a capirlo!


#7. "Di profilo sembri Monica Vitti" - L'Officina Della Camomilla

In questo caso vorrei spezzare una lancia l'Officina: che problema c'è se Ciccio De Leo ha conosciuto una tipa che assomiglia a Monica Vitti? Sempre meglio di Rosy Bindi!


#8. "Se non fossimo noi due saremmo altri due" - Dimartino

Non si può richiedere ogni volta una brillante sensibilità poetica al proprio ascoltatore. La fiera dell'ovvietà.



#9. "Per fare un tavolo ci vuole un fiore" - Edipo

Stravolgere un mito infantile come Per Fare L'Albero, in nome della droga. E chi si è visto si è visto.


#10. "Ma che begli occhi che hai, chissà come mi vedi bene" - Dente

Strane deduzioni per Beppe Dente. Eppure ci hanno spesso insegnato che l'estetica dell'organo non ne determina la qualità della prestazione.


domenica 22 marzo 2015

I 10 uomini più fighi dell'indie italiano secondo Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno

Passata la sbornia da Festa Della Donna, e dopo aver votato la lady più bella dell'indie italiano, per la par condicio abbiamo chiesto alla community di Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno quale fosse invece l'uomo più "figo". Tanta partecipazione (anche maschile) e un vincitore abbastanza staccato dagli altri.



#10. MANUEL AGNELLI [AFTERHOURS]



Pezzo di storia del rock alternativo italiano, il frontman dei milanesi Afterhours a quasi cinquant'anni suonati non perde il suo fascino di icona ribelle.



#9. LUCA ROMAGNOLI [MANAGEMENT DEL DOLORE POST OPERATORIO]



Quel che piace di Luchino Romagnoli è soprattutto la sua follia: si veda il concerto del Primo Maggio 2013 del quando mostrò il suo fallo a mezza Italia,



#8. FRANCESCO DE LEO [L'OFFICINA DELLA CAMOMILLA]

copyright: Anna Della Badia

Il più giovane di questa speciale classifica, personaggio controverso e riservato è amato soprattutto dalle ragazzine più hipsteriche con quell'aria da bel maledetto.



#7. TOMMASO PARADISO [THEGIORNALISTI]


E' decisamente il trend del momento: sbocciato non giovanissimo, dopo il sorprendente successo di critica e pubblico grazie all'album Fuoricampo, ora di lui ne parlano tutti, soprattutto il pubblico femminile che sarà rimasto colpito dal modo con quale canta le orge in "Promiscuità".



#6. DENTE


Beppe Peveri da Fidenza ne ha fatta di strada e ciuffo e barba contribuiscono all'immagine di cantautore nostalgico e tenebroso.



#5. ANDREA APPINO [THE ZEN CIRCUS]



Superati i 35 anni e nonostante l'evoluzione a vero e proprio cantautore, Appino da Pisa non perde il fascino da adolescente ribelle che ne ha contraddistinto la carriera con i mitici The Zen Circus.



#4. DARIO BRUNORI [BRUNORI SAS]



Un fascino diverso quello del buon Darione, personaggio più solare della lista che conquista le donne con la sua simpatia e il suo carisma. Unico rappresentante meridionale della lista, strano.



#3. DAVIDE AUTELITANO [MINISTRI]

copyright: Matteo Scalet


Grinta, fisicità ma anche simpatia per Divi che con il suo sguardo allucinato a quanto pare fa impazzire parecchie rappresentanti del genere femminile.



#2. FRANCESCO BIANCONI [BAUSTELLE]



La bellezza intellettuale, la proprietà di linguaggio e uno stile inconfondibile ne fanno un'icona raffinata della storia della musica indie italiana.



#1. FEDERICO DRAGOGNA [MINISTRI]

copyright: Matteo Scalet


Invidiabile doppietta per il trio milanese Ministri e parte più alta del podio al sosia italiano di Dave Grohl. La leggenda narra che le ragazze siano estasiate dagli schizzi di sudore che emana incessante dalla lunga chioma durante i concerti (anche quelli di "Vascone" Brondi), mentre armeggia la fedele chitarra.



Altri personaggi citati nel sondaggio: Alberto Cazzola (Lo Stato Sociale), Lorenzo Kruger (Nobraino), Karim Qqru (The Zen Circus), Niccolò Contessa (I Cani), Vasco Brondi (Le Luci Della Centrale Elettrica), Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Xabier Iriondo (Afterhours), Emidio Clementi (Massimo Volume), Pierpaolo Capovilla (Il Teatro Degli Orrori), Rodrigo D'Erasmo (Afterhours), Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Andre Perillo (A Toys Orchestra), Colapesce, Emanuele Colandrea, Galoni, Mattia Barro (L'Orso), Aimone Romizi (Fast Animal And The Slow Kids), Bugo, Alberto e Luca Ferrari (Verdena), Alberto Guidetti (Lo Stato Sociale), Paolo Mongardi (Zeus!), Giuliano Dottori.