domenica 25 giugno 2017

Quando il troll è nella comunicazione ma non nella musica: il caso Cambogia e cosa dovrebbe insegnarci veramente.

Cambogia, il misterioso cantautore catanese che Sei tutto l'indie di cui ho bisogno ha sostenuto sin dall'inizio, in realtà non esiste: è una trollata collossale ordita dal collettivo di videomaker Ground's Oranges, che in passato ha realizzato video per Colapesce e Persian Pelican, nonché la nota parodia Thecomunisti. 
La verità viene sbattuta in faccia a fan e addetti ai lavori venerdì scorso con un lungo articolo-intervista comparso su Noisey che ripercorre tutta la vicenda. Contestualmente è uscito il video de Le luci rosa, singolo che chiude definitivamente(?) la provocatoria operazione mediatica.

Andrea, il volto fotogenico dalla hipsterica barba rossa con il quale mi sono interfacciato per mesi per interviste, articoli e organizzazione di live non sa cantare né suonare, era solo uno specchio per le allodole. I veri Cambogia sono due musicisti provenienti da progetti di tutt'altro genere: "Davide Iannitti (quattro brani e voce principale del progetto) e Riccardo Nicolosi (sette brani), che nell'arco di tre mesi hanno ultimato il disco curando tutte le fasi della realizzazione in un piccolo studio di registrazione catanese".






La notizia si è scagliata come un fulmine ciel sereno sull'universo musicale indie italiano generando numerose discussioni in rete, tra complimenti, strumentalizzazioni e malumori provenienti soprattutto da alcune testate che avevano sostenuto il progetto inconsapevoli del clamoroso troll.

Sei tutto l'indie di cui ho bisogno è stato la prima a chiedere un'intervista a Cambogia a parlare con Andrea senza mai sapere che non fosse lui il vero Cambogia. E siamo stati anche gli unici a volerlo così fortemente live da proporre una video esibizione al Sei tutto l'indie Fest tenutosi nella prestigiosa cornice del Monk il 13 maggio scorso, evento a cui l'articolo di Noisey rimanda come uno degli apici raggiunti dal progetto.

Ci teniamo a dire che siamo stati sempre noi a contattare Andrea, a parlare con lui per mesi, e quando è uscito l'articolo di Noisey eravamo davvero increduli, ma poi ci siamo fatti una bella risata insieme a loro. Abbiamo capito e ne è rimasta una stima reciproca.

Dalla mattinata di venerdì vengo tempestato di messaggi e chiamate con amici che mi dicono di questa cosa e mi chiedono un parere, proprio in virtù della centralità che ha avuto Sei tutto l'indie in questa vicenda. Per questo sento il dovere di dire la mia.

Senza entrare troppo nel merito delle chiacchiere da social, cosa dovrebbe insegnarci veramente questo caso? Sostanzialmente tre cose.


1 - L'hype è una brutta bestia

L'hype fa gola, sta diventando una malattia che sta mandando fuori di testa tutti. Non sempre i promoter credono nel valore artistico della musica che propongono, ma parte della scena "indipendente" dalle major sta diventando "dipendente" dal business, perché esistono figure professionali che si muovono da anni in ambienti "underground" e che hanno dato molto a questo settore ma che a un certo punto hanno fatto i conti con le proprie tasche e si sono stancati di rischiare, soprattutto se si decide di vivere di musica.
I like sono malefici: hanno reso l'ego delle persone scientificamente misurabile, hanno creato dipendenza e frustrazione, in molta, troppa gente che è mossa da reali vibrazioni artistiche ma che si deve misurare con questi maledetti numeri fatti di reazioni e views. Ci siamo dentro tutti, e non vale solo per la musica, ma per qualsiasi cosa condividiamo e sosteniamo sui social. E così si finisce per lanciare più personaggi che artisti.

Ma quello "denunciato" da Ground's Oranges è un sistema presente da tempo nel marketing e nello show business, è risaputo. Una problematica sulla quale gli addetti ai lavori possono scannarsi quanto vogliono, ma che ahimè non scandalizza più di tanto l'ascoltatore medio, anzi la massa spesso si lascia "eccitare" da tutto questo hype.

2 - Non puoi mai trollare con musica vera

Chi per mesi ha rinunciato all'ego mediatico sono i reali autori e interpreti delle canzoni di Cambogia, che agendo "su commissione" e muovendosi in un mondo in cui dicono di dissociarsi hanno tirato fuori un album fatto di sudore e passione, cimentandosi in quello che ha finito per essere un vero processo artistico capace di colpire la sensibilità e i gusti di molte persone.

Quello che scrive Davide, la vera voce di Cambogia sul gruppo Facebook Deer Waves Social Club è forse la cosa più importante che sia stata detta sull'intera vicenda: 

"Non so se vi possono interessare due parole da uno dei due tizi che hanno fatto il disco. Il troll è stato il motivo per cui è stato fatto l'album, ma il disco è vero, e mi piace pensare che sia molto molto più vero di tanta tanta roba in giro. 
Io non sono in nessun modo parte di Ground's Oranges. Dopo l'uscita del primo singolo io e Riccardo (l'altra metà di "Cambogia quello vero") abbiamo accettato la sfida completamente folle di fare un disco in due mesi senza neanche avere le bozze dei brani - e in qualche modo ce l'abbiamo fatta. Mentre il troll andava avanti a livello comunicativo noi abbiamo passato forse qualche centinaio di ore chiusi in studio, e quando tornavamo a casa continuavamo a lavorarci su. Il motivo è semplice: è quello che ci piace fare, forse è anche quello che ci viene meglio, e volevamo vincere questa scommessa praticamente impossibile. Nel frattempo avevamo tutti le nostre cose da fare. 
Ci siamo lanciati su un genere che non ci apparteneva e non conoscevamo (e conoscendolo abbiamo visto e sentito cose che non ci sono piaciute), ma la musica che c'è su quel disco non è una trollata, anche se è innegabile che esiste solo perché s'è deciso di fare la trollata
Il "Cambogia-musicista" esiste, anche se ha facce diverse da quelle che vi hanno fatto credere. Se vi va pensate al fatto che, mentre andava avanti il troll, c'erano due tizi senza wifi che su quel disco ci lavoravano fino allo svenimento e che, per quel che posso dire io, sono anche molto contenti del risultato. Poi lo sapevamo bene che il linciaggio era dietro l'angolo, ma c'est la vie...
Alla fine della fiera c'è gente che dice che continuerà ad ascoltare Cambogia perché gli piace la "sua" musica e basta, e questo per me è molto bello. Le canzoni su quel disco oggi sono esattamente le stesse della settimana scorsa, se per qualcuno è cambiato qualcosa è evidente che i motivi di questa inversione, così come quelli del precedente apprezzamento, non hanno nulla a che fare con la musica".

Inoltre Davide si è dichiarato "felicissimo" di cominciare eventualmente a fare live "reali" dopo che il collettivo aveva valutato la possibilità di esibirsi con Andrea in veste di frontman e sola voce in playback, ritenendo però questa soluzione troppo rischiosa sia da un punto di vista tecnico che "etico".

Questo l'aspetto più contraddittorio dell'operazione: l'hype generato da Cambogia ha come oggetto un prodotto musicale che ha un reale valore artistico per chi l'ha generato. Questo valore è stato apprezzato da molte persone e addetti ai lavori. Altra cosa sarebbe stato scrivere musica davvero scarsa per darla in pasto al pubblico, un troll al 100%. 

Ma è davvero importante conoscere il volto di chi c'è dietro un progetto? Con le canzoni di Cambogia io e Gian Marco (l'altro admin di Sei tutto l'indie) abbiamo trascorso serate indimenticabili, cantandole e suonandole perché hanno acceso qualcosa dentro di e la musica è sana quando unisce, non quando divide.

3 - Non fermatevi mai all'hype, siate esploratori di musica e quindi di voi stessi.

Il caso Cambogia in qualche modo ribadisce però l'importanza dell'hype nelle scelte musicali di massa, concetto tra l'altro che esiste da decenni, anche se con strumenti comunicativi diversi.

Qui è un discorso di puro marketing e verte quasi sempre sui mezzi che un artista possiede per promuovere la propria musica, oltre il fondamentale talento. Ma è anche un a questione di educazione culturale dell'ascoltatore medio spesso troppo pigro e poco "esploratore".

Una sfida: Sei tutto l'indie non si lascia mai sfuggire ciò che è oggetto di hype, ma pubblica anche tanti artisti emergenti o meno conosciuti. Non sarebbe male premere "play" su pezzi di artisti che non dicono nulla, perché la canzone che vi cambierà la vita è sempre quella che dovete ancora ascoltare.