domenica 28 dicembre 2014

21 pezzi del 2014 di cui (quasi) nessuno parla



In questo periodo in cui siamo sommersi di classifiche spesso autoreferenziali sui migliori pezzi dell'indie italiano da parte di siti specializzati e webzine anche (S)controBlog decide di rendere omaggio a un anno in musica, ma cercando di individuare un po' di pezzi che quasi nessuno cita, che eppure non andrebbero dimenticati e ascoltati almeno una volta. Pezzi musicalmente anche molto diversi, in ordine rigorosamente sparso.

Do Nascimiento



And So Your Life Is Ruined



Dadamatto



Gnut



Tommaso Tanzini



Murubutu



La Rappresentante Di Lista



Gli Ebrei



Il Geometra



Gazebo Penguins



Giuliano Dottori



Il Nero Ti Dona



Galoni



Cecco e Cipo



Ex Otago / Paletti



Giacomo Lariccia



Brace



Sick Tamburo



Gouton Rouge



Abiku



Nadàr Solo

Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno: dodici mesi di Scatto col vip indie.

Facebook
Circa un anno fa su Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno, la più grande community Facebook sulla musica indie italiana, abbiamo inaugurato la rubrica fotografica Scatto Col Vip Indie, ovvero foto inviate dai fan della pagina con i loro beniamini colti in occasione di concerti, eventi o semplicemente per caso. Scatti spesso anche divertenti, al caccia di sorrisi rari (Vasco Brondi, Francesco De Leo), abbracci affettuosi (Dente su tutti) o mostri sacri (Giovanni Lindo Ferretti, Federico Fiumani). Tra i "vip" più catturati "Vascone"Brondi, "Darione" Brunori, "Peppe" Dente e Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale. Vacone invece è nettamente il personaggio che prende più likes.

Nel corso dell'anno ci sono giunte più di 200 tra foto e collage e ho voluto ricordare questo 2014 ormai agli sgoccioli con la foto che ha ottenuto più like per ciascun mese.

Ecco cosa ne è venuto fuori!

GENNAIO





FEBBRAIO




MARZO




APRILE




MAGGIO




GIUGNO




LUGLIO




AGOSTO




SETTEMBRE




OTTOBRE




NOVEMBRE




DICEMBRE




mercoledì 24 dicembre 2014

[LABELS] Intervista a Paolo Messere, boss di Seahorse Recordings

Immersi nella magica tranquillità della campagna di Pescia Romana troviamo gli studi di registrazione della Seahorse Recordings, ormai storica etichetta discografica indipendente fondata nel 2000 dall'autore e musicista di origini napoletane Paolo Messere

Una produzione vastissima che comprende diversi generi colti come post-rock, gothic, new folk e shoegaze. Made in Italy ma tutto rigorosamente in lingua inglese.

Tanti riconoscimenti da parte della critica e menzioni anche dalla stampa estera hanno fatto della Seahorse Recordings un punto di riferimento internazionale per la produzione alternativa italiana.

Paolo è anche leader dei Blessed Child Opera, e nella sua carriera musicale vanta collaborazioni di calibro. L'ho intervistato per saperne di più su un'etichetta che in un'epoca nella quale l'indie è quasi una moda continua ad andare controcorrente.




Parlaci un po’ di te: come e quando ti sei avvicinato alla musica?
Mi sono avvicinato abbastanza precocemente all'ascolto della musica alternativa, dopo una breve parentesi con i classici della musica Italiana dei miei tempi..
Andavo ai concerti degli amici di mio fratello, più grande di me di 4 anni;seguivouna band in particolare, i  Rented Flats che facevano le cover dei Joy Divisiom, Teardrop Explodes, Sound, Echo & Bunnymen.
Dopo un concerto dei Sound nel lontano 1984/85 decisi di imbracciare la chitarra e mettermi a suonare e scrivere canzoni. Non ci volle tanto che cominciai a formare le prime bands e diventare nel corso degli anni un riferimento per molte persone nella scena napoletana.
Da qui  si susseguono un paio di dischi con bands come Handle With Care e Silken Barb (una tra le migliori bands di Post Rock citate nel libro "Post-Rock" di Eddy Cilia insieme ad Uzeda e Three Second Kiss). 
Successivamente nel 2000 creai la Seahorse Rec. una tra le prime label a credere nel cantato in inglese.

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?
Nick Drake, Love,,The Sound, Bark Psycosis…e fra i più recenti, Swans, Mark Kozelek

Parlami del tuo percorso musicale
B.C.O. è stata la risposta Indie-Dark.Folk al Post/Math Rock dei Silken Barb. Avevo bisogno di sonorità più intime, psichedeliche e ipnotiche nonché di curare la forma canzone sempre presente dall'inizio della mia attività di songwriter. Per questa ragione Amaury Cambuzat mi cercò nel periodo di Ego Echo 2000/2001, chiedendomi di far parte del quartetto degli Ulan Bator  col quale 
suonai per un paio di anni, in vari tour promozionali dell'album. Dopo questa bella esperienza mi dedicai solo ed esclusivamente al progetto Blessed Child Opera confezionando, a 2 anni di distanza l'uno dall'altro, 6 album.
Il 15 Marzo uscirà sempre per Seahorse Rec "The Devil and the Ghosts Dissolved, il mio settimo lavoro ufficiale. Sono da annoverare comunque anche una serie di collaborazioni come 
musicista in  progetti  validi della Silber Records, etichetta americana con la quale ho registrato musica affiancandomi ad artisti come i Low.

Cosa ti ha spinto a fondare Seahorse Recordings e a buttarti sulla produzione musicale?
Ho sempre adorato un paio di etichette straniere alle quali attualmentte faccio riferimento: la 4AD e la Creation. Ho cercato così di impostare un progetto di label che quantomeno si avvicinasse all'estetica non solo musicale di queste etichette. Dal momento che già da ragazzino registravo (anche a casa mia) demo di amici e non, capii che la mia strada da percorrereera anche quella di produttore artistico. Anche qui i risultati non tardarono ad arrivare e si moltiplicarono grazie anche alla nascita della Seahorse Recordings. Tuttora dunque se dovessi dire chi sono direi: produttore artistico, songwriter, direttore di Seahorse Rec.

Qual è la filosofia e il target di Seahorse?
La filosofia/target Seahorse è fare musica di qualità, sia essa cantata in inglese che in italiano. Porsi in maniera critica alla scena italiana indipendente, attraverso i risultati musicali ottenuti dalle mie bands sia che siano prodotte da me che non; adottare una politica di investimenti mirati e compatibili col target italiano musicale odierno che appare leggermente distante da ciò che amiamo fare qui 
in Seahorse. Le mie bands  hanno una buona attività live ed in parecchi casi sono esaltate dalla critica; questo mi da la forza di credere ancora nella musica valida, buona, nonostante le lobbies, nonostante la disinformazione, nonostante il pubblico di questa nuova generazione.

La musica che scrivi e produci è cantata quasi totalmente in lingua inglese. Pensi che la musica italiana non sia adatta a generi di nicchia come post-rock, new wave e shoegaze?
La scelta della lingua inglese è dettata da un gusto personale, questo però non significa che la lingua italiana non si possa innestare su generi di questo tipo. In ogni caso sarebbe riduttivo etichettare la musica che scrivo e che produco in questi sotto generi.  Seahorse Rec. si occupa dunque di musica Alternative Indie.

Come scegli le band da produrre? 
Ascoltandole tutte e poi facendo selezione.

Cosa pensi della scena musicale indipendente italiana in generale? C’è qualche artista che “invidi” alle altre labels?
La scena italiana rappresenta nitidamente la situazione sociale Italia con tutte le contraddizioni del caso. Bisogna guardarsi alle spalle, bisogna credere ancora nella musica, bisogna ascoltare anche gli artisti che sono diversi da te, bisogna poi capire che la strada da proseguire è la tua e non quella che porterebbe a maggiore successo.
L'Indie Italico è sicuramente una bella trovata commerciale, di business che sotto sotto rispetto, ma non invidio nessuno per default. 

La fatidica domanda che faccio a tutti: cosa è per te la musica indie? 
E' un contenitore verbale o verboso, fatto per chi ha bisogno di riferimenti . Ha a che fare soprattutto col business e l'immagine.

Oggi è possibile fare soldi con la musica? Quali sono le carte vincenti per emergere ai tempi del digitale?
Oggi è possibile far soldi con la musica, ma solo a grandi livelli ; le piccole bands devono sempre sacrificarsi, sgobbare sui palchi e riuscire nel corso degli anni  a non essere considerate più bands emergenti anche dopo il loro quarto, quinto disco :-). Nell'epoca del digitale bisogna totalmente digitalizzarsi, dimenticando però il computer o i social a casa quando si va in studio a registrare. Per il resto penso che il digitale favorisca per chi è intelligente, la promozione delle proprie opere. E' importante parlare alla gente della propria musica e dei propri progetti e questo fortunatamente con i social è possibile farlo. In generale dunque apprezzo il mondo digitale ma come sempre credo che debba essere utilizzato con parsimonia, affidandosi a delle strategie ben precise, mirate.
Segnala i tre album di cui vai più fiero prodotti con Seahorse.
Clustersun, Marlowe, Brown & Leaves.

Quali sono ora i tuoi progetti come artista e produttore?
Il 15 Marzo esce il settimo die Blessed Child Opera "The Devil and the Ghosts Dissolved." In questo momento sto a lavorando a circa 5 dischi contemporaneamente e ne devo fare altrettanti da Gennaio in poi, dunque di lavoro ce n'è.

venerdì 19 dicembre 2014

2014 - Febbraio (And So Your Life Is Ruined)

Il 2014 è stato un anno ricco di uscite e tanti pezzi di alto livello nel panorama indie italiano. Un'annata che ho seguito intensamente anche grazie alla gestione della community Sei Tutto L'Indie Di Cui Ho Bisogno. Non è dunque facile scegliere una canzone, ma dato che con questa rubrica seleziono un pezzo tra quelli che ha segnato di più i miei giorni, scelgo Febbraio della band riminense And So Your Life Is Ruined.

"Febbraio" è una di quelle canzoni che ti spuntano all'improvviso sui social e ascolti per caso, perché non sai (ancora) nulla dell'artista in questione. La forza di questo pezzo è quello di trasmettermi sempre le medesime sensazioni ogni qualvolta che la ascolto: ritrovarmi sospeso dentro una marcia emo-core, in un vortice struggente di chitarre e voci che raccontano di una ineluttabile sconfitta. Suoni, distorsioni, testo minimale ma efficace.

Febbraio è stato il primo singolo estratto dall'album d'esordio And So Your Life Is Ruined, uscito in Italia a settembre per l'ottima etichetta abruzzese V4V Records.


Testo:

Ancora sento il peso di tutti i miei silenzi
e di ogni tuo sguardo spento mentre mi parli
è inutile che dica “domani andrà meglio”
sarà soltanto un giorno nuovo al tuo risveglio
come se fosse il giorno prima della fine
come se non potessimo tornare indietro
come se fosse il giorno prima della fine
come se non potessimo tornare più

lunedì 15 dicembre 2014

[MUSICRAISER] Il primo disco solista di Matilde Davoli

Musicraiser


Partiamo da Il Genio, duo salentino formatosi a Milano e famoso per alcuni fortunati pezzi tra i quali il provocatorio Pop Porno. Gianluca De Rubertis, componente maschile de Il Genio ha una sorella, di nome Matilde: all'inizio degli anni duemila i due fondano l'interessantissimo progetto Studiodavoli.

Quando i due si separano Matilde, sotto il nome di  Matilde Davoli, intraprende una serie di prestigiose collaborazioni tra le quali si segnalano Popoulous (nel progetto Girl With The Gun) e con Jukka Reverberi, chitarrista dei Giardini Di Mirò.

Attraverso il crowdfunding di Musicraiser Matilde punta a produrre il primo album solista, dal titolo “I'm Calling You From My Dreams” con un budget minimo di 3.000 euro necessari per coprire le spese di stampa, grafica e promozione.

Matilde ora vive Londra e nel video di presentazione della campagna Musicraiser ha fatto sentire il nuovo disco in giro per capitale britannica e pare proprio che la gente abbia apprezzato.

Nei pacchetti di ricompense non manca proprio nulla: album in prevendita, in musicassetta, cd autografati, oggetti di merchandising, canzoni scritte appositamente per il raiser, biglietti per il release party e infine la possibilità di assistere alla registrazione del disco direttamente in studio, a Lecce.

Una campagna interessante tramite la quale sostenere una voce femminile che si fa notare da anni sulla scena indie e che sicuramente merita di più.

Link alla campagna Musicraiser: http://www.musicraiser.com/it/projects/3278-i-m-calling-you-from-my-dreams

giovedì 4 dicembre 2014

Le province italiane dove si vive "peggio" (e le band che ci suonano) - risposta a Rockit

Oggi Rockit ha pubblicato un articolo nel quale parte dalla classifica sulla qualità della vita delle province italiane prodotta da Il Sole 24 Ore divertendosi ad abbinare a ciascuna provincia un artista/band con lo streaming sul sito.

Rispondo simpaticamente a questo articolo facendo lo stesso abbinamento per le ultime 10 province della classifica. Un'Italia tutta meridionale, "peggiore" dal punto di vista della qualità della vita, un'Italia un po' meno borghese ma alla quale non manca il fervore musicale,

Sono elencate le ultime 10 province della classifica de Il Sole 24 Ore. Per ciascuna provincia l'album di un artista indipendente in streaming su Spotify o altre piattaforme.

#98. COSENZA







#99. CATANIA









#100. LECCE








#101. ENNA









#102. CALTANISETTA








#103. TARANTO








#104. CASERTA








#105. FOGGIA








#106 REGGIO CALABRIA








#107 AGRIGENTO








Beh, direi che musicalmente queste province hanno molto da dire.

mercoledì 3 dicembre 2014

I 25 artisti indie (e indipendenti) italiani più popolari su Facebook

Sei mesi dopo l'ultimo rilevamento torniamo ad analizzare la situazione della musica italiana indie nel social network più popolare diventato ormai potente strumento di promozione per le band. Questa volta la classifica si presenta totalmente rinnovata: troviamo alcune band storiche ancora in attività (99 Posse, Modena City Ramblers) ed diviene un contenitore più ampio con 25 artisti/band su un campione di oltre 150 fan page ufficiali analizzate.

Innanzitutto c'è da dire che il 2014 è stata un'annata molto intensa per la musica indie italiana poiché tutte le principali band hanno fatto uscire un album; ciò significa maggiore attenzione nei confronti di una band e incremento di fan su Facebook.

Nello specifico si segnala il caso clamoroso di Cecco e Cipo: il duo toscano misconosciuto fino a qualche mese fa ha deciso di partecipare a X Factor e nelle prime audizioni ha ottenuto un successo di pubblico incredibile con il brano Vacca Boia che ha regalato loro la notorietà nazionale. Nonostante siano stati eliminati subito dal talent, hanno sfruttato la simpatia e l'approvazione del pubblico per proseguire lungo un percorso indipendente e dare vita a un tour nazionale.

Poi ci sono stili di gestione dei social particolarmente virtuosi e che vanno anche al di là dei contenuti musicali. Si pensi al grande balzo fatto negli ultimi mesi da Lo Stato Sociale, che tra il serio e l'ironico non perde mai l'occasione per esprimere il proprio pensiero su tematiche leggere e/o impegnate, condividendo foto e sempre alla ricerca dello status "figo" che possa piacere ai giovani. Particolarmente efficace la campagna del lancio del video del singolo C'eravamo Tanto Sbagliati, con foto di frasi d'amore scritte sui muri, viziate da esilaranti obbrobri grammaticali.

Anche Meg ha creato molto engagement nella sua pagina Facebook tramite la condivisione di foto personali estratte dalla propria quotidianità. In fondi quella vecchia volpe di Gianni Morandi ha rivoluzionato il modo rapportarsi con i social ai propri fan. Ed è paradossale che questa rivoluzione sia partita da un dinosauro del pop italiano, sempre e comunque politically correct.

Altra band che ha visto un incremento significativo dei propri fan negli ultimi 6 mesi sono i Jang Senato, in attesa del nuovo album per il 2015 a quasi 4 anni di distanza da Lui Ama Me, Lei Ama Te

Dato il notevole successo di pubblico che gli indipendenti stanno riscuotendo, le major hanno messo gli occhi su diversi di questi, si pensi al passaggio di Dente alla Sony e dei Nobraino alla Warner.

Tra i passaggi discografici dell'ultim'ora si rammentano invece Levante da INRI a Carosello e i Management Del Dolore Post Operatorio da mArteLabel a La Tempesta. Proprio la label del bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti Enrico Molteni è la più presente in questa classifica con ben 7 artisti, seguita da Garrincha, e 42 Records con 2 artisti ciascuna.

Ecco la classifica completa:

#1. 99 POSSE [Novenove] 458.900+ fan


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#2. ALESSANDRO MANNARINO [Leave Music] 184.000+ fan


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#3. LO STATO SOCIALE [Garrincha] 166.900+ fan


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#4. AFTERHOURS [Germi] 154.800+ fan


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#5. MODENA CITY RAMBLERS [Modena City Records] 139.700+



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#6. TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI [La Tempesta] 124.200+


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#7. LE LUCI DELLA CENTRALE ELETRICA [La Tempesta] 113.900+


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#8. IL TEATRO DEGLI ORRORI [La Tempesta] 93.100+


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#9. BRUNORI SAS [Picicca] 79.200+


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#10. MINISTRI [Godzillamarket] 76.300+


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#11. CECCO E CIPO [Labella] 72.800+

#12. MEG [Multiformis] 56.700+

#13. THE ZEN CIRCUS [La Tempesta] 45.600+

#14. CRISTINA DONA' [Qui Base Luna] 44.950+

#15. CALIBRO 35 [Tannen Records] 42.200+

#16. PERTURBAZIONE [Mescal] 41.500+

#17. LEVANTE [Carosello] 37.800+

#18. MEGANOIDI [Green Fog Records] 34.600+

#19. MANAGEMENT DEL DOLORE POST OPERATORIO [La Tempesta] 34.400+

#20. BUD SPENCER BLUES EXPLIOSION [42 Records] 31.500+

#21. I CANI [42 Records] 30.200+

#22. JANG SENATO [Pippola Music] 28.600+

#23. IL PAN DEL DIAVOLO [La Tempesta] 23.700+

#24. L'ORSO [Garrincha] 22.900+

#25. APPINO [La Tempesta] 22.900+


Nota metodologica: per artisti/gruppi indipendenti si intendono coloro che attualmente non hanno contratti di produzione con etichette facenti parte dell'universo delle major (Universal/Emi, Sony Music, Warner Music). Non sono stati presi dunque in considerazioni nomi importanti delll'indie rock italiano come Verdena (Black Out/Universal) e Marta sui Tubi (BMG/Universal) per i quali c'è lo zampino delle major sin dalla fase produttiva e quindi non indipendenti in senso stretto.

Diverso è il caso di artisti/gruppi con la sola distribuzione delle major, che sono stati invece considerati ai fini della stesura della presente classifica.


Si sottolinea infine che sono stati presi in considerazione solo gli artisti italiani che attualmente cantano in lingua italiana e associabili al movimento indie in fermento negli ultimi 10 anni.

giovedì 27 novembre 2014

[MUSICRAISER] Il ritorno degli Intercity



Gli Intercity sono un apprezzato collettivo bresciano attivo già da diversi anni sulla scena indipendente e che ha vissuto sinora una storia abbastanza movimentata, con diversi cambi di nome e formazione.

Dopo 3 dischi in inglese a nome Edwood (“Like a movement” del 2004, “Punk music during the sleep” del 2007, “Godspeed” del 2010) e dopo due dischi in italiano a nome Intercity (“Grand piano” del 2009 e “Yuhu” del 2012, con alla chitarra Anna Viganò, passata nel frattempo all'Officina Della Camonilla), nel 2013 tornano con un nuovo album Fabio e Michele Campetti, con Paolo Mellory Comini e Gian Nicola Maccarinelli pubblicando il primo disco a nome Campetty.

Il comune denominatore di queste esperienze artistiche sono i fratelli Fabio e Michele Campetti e un rock raffinato e intimista che ha ben impressionato la critica.

Ora, di nuovo sotto il nome di Intercity, i fratelli Campetti si rivolgono al crowdfunding di Musicraiser per produrre "Amur", l'album del ritorno come Intercity con un obiettivo minimo di 2.200 euro necessari per coprire le spese di mastering, stampa, promozione e distribuzione.

La lista delle ricompense è estremamente ricca: album in varie edizioni (perfino una in musicassetta) gli immancabili prodotti di merchandising, stampa fotografica di una suggestiva collezione di fotografie,ingressi al party "Amur", comparsata nel videoclip, unplugged a casa del raiser.

Di certo gli Intercity potranno fare leva su tanti fan  ed estimatori accumulati nel corso degli anni e che attendevano questo ritorno.



giovedì 20 novembre 2014

[INTERVISTA] Francesco Pizzinelli: da Jocelyn Pulsar a Divano passando per l'indie italiano



Francesco Pizzinelli, classe 1979 da Forlì è da più di un decennio uno dei cantautori più interessanti e sottovalutati della scena musicale italiana. All'attivo 7 album con la one man band Jocelyn Pulsar: cantautorato nostalgico, semplice ma non banale, colto perché ricco di argomenti e citazioni. Un autore vecchia maniera che canta: "Perché non ci sono più i cantautori con gli occhiali?".

Il 27 giugno di quest'anno, con uno status alquanto laconico su Facebook Francesco annuncia ufficialmente la fine della lunga e gloriosa esperienza Jocelyn Pulsar:





Non si tratta tuttavia della fine della carriera musicale di Francesco Pizzinelli, ma solo la fine di un capitolo artistico che ne apre uno nuovo, denominato Divano. Da oggi è disponibile su Youtube il video, particolarmente ironico, de Il pezzo è bello se lo canta mia nonna, curioso esperimento di social-canzone.



Ho voluto intervistare Francesco per farmi raccontare il suo percorso artistico e discografico, la sua visione della musica indipendente e le ragioni che lo hanno indotto a voltare pagina.

Quando ti sei affacciato alla musica? Quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato?

Io suono praticamente da quando andavo alle elementari, anzi mi dicono che già all’ asilo mi infilavo nelle altre sezioni e costringevo gli altri bambini a sentirmi cantare: la mia prima band vera e propria l’ ho avuta verso i 15 anni e ci chiamavamo Inerba, già allora con l’ idea di fare canzoni nostre e sempre meno cover: terminata questa esperienza (ma con loro sono tuttora in ottimi rapporti, poi va beh, il batterista è mio fratello eheheh) ho iniziato quello che di lì a poco sarebbe diventato Jocelyn Pulsar: era il 2003.
Gli artisti che mi hanno influenzato di più sono De Gregori, Ivan Graziani, e  i Pavement.

Poi è arrivata l’esperienza in etichette importanti come Garrincha Dischi e Fosbury Records . Come ti sei trovato con loro?

Prima c è stata la Agos Music, etichetta di liscio campagnola che ha fatto uscire i miei primi 3 dischi, e che non finirò mai di ringraziare: quando sono arrivato alla Garrincha l’etichetta non aveva ancora spiccato il volo, Lo Stato Sociale doveva ancora uscire con il primo disco, tutto aveva un’ atmosfera molto intima e home made, con una bella ricerca anche a livello estetico. Fosbury Records è stata una cosa diversa: l’ etichetta era veramente “storica” e al mio arrivo aveva probabilmente dato tutto quello che poteva, tanto è vero che io sono stato l’ ultima uscita (accidenti che onore, se ci penso..) e poi ha chiuso, purtroppo: con Alessandro c’ è stata una collaborazione molto amichevole, lui è una persona molto gentile e piacevole.

A proposito di Garrincha, cosa è cambiato in particolare  con l'avvento de Lo Stato Sociale?

Lo Stato Sociale in realtà era già in Garrincha più o meno quando sono arrivato io, mi ricordo di un loro live per una stradina di Bologna, una piccola festa, non tanta gente: poi è successo che hanno funzionato bene e la cosa si è ingrandita, e naturalmente la Garrincha con loro. Penso che grazie al successo de Lo Stato Sociale l'etichetta abbia potuto espandersi, acquisire altri gruppi, organizzare eventi in giro per l Italia ( i Garrincha loves): in tutto questo, forse il "target" della label si è un pò adeguato a quello del gruppo, l'età media di riferimento si è un po' abbassata, ma questo è stato in fondo un fenomeno generale.

A giugno di quest’anno, sulla pagina Facebook  ufficiale, l’annuncio della fine del progetto Jocelyn Pulsar. Come mai questa decisione?

Serviva a me: sentivo che Jocelyn Pulsar aveva dato tutto quello che poteva, se ci penso ha fatto anche troppo rispetto alle mie intenzioni iniziali;  avevo bisogno di ricominciare da capo.
Ora è partito il nuovo progetto Divano. Perché questo nome? Da cosa si differenzia rispetto a Jocelyn Pulsar?

Dopo anni in cui nessuno capiva alla prima il nome del gruppo, ho deciso di optare per qualcosa di semplice, comodo da ricordare, e che magari riflettesse anche un po’ la mia indole lenta: DIVANO mi sembrava adatto; rispetto a Jocelyn Pulsar questo nuovo progetto (non mi piace dire progetto, d’ ora in avanti dico “gruppo”) sarà forse leggermente meno cantautorale e più ritmico, mi sento più libero di inserire cose che con Jocelyn Pulsar magari scartavo perché la mia testa mi diceva che “il pubblico non se le aspettava”: in realtà, zero pubblico, era solo un mio problema.

Il 17 novembre è uscito il primo singolo “Il pezzo è bello se lo canta mia nonna”. Si tratta di un esperimento molto particolare che ha visto il coinvolgimento dei fans. Ti va di dirci di più?

Sì, ho pensato di coinvolgere i fanz (non è un errore, lo scrivo così per prendermi in giro da solo ogni volta che lo dico) di Facebook facendomi inviare, da chi ne aveva voglia, la registrazione della parola “GIOVANE”, che poi abbiamo inserito in vari punti della canzone, tutti contemporaneamente (me ne sono arrivati più di 30, me ne aspettavo 4…), creando un effetto “folla”. Si tratta di un esperimento di “social- canzone”, non so se altri l'hanno già fatto, magari siamo stati i primi al mondo: ben venga.

Quando è prevista invece l’uscita del primo album dei Divano?

Il disco intero è previsto per la fine di Gennaio 2015.

A che tipo di produzione e distribuzione si affiderà Divano?

Il disco uscirà per la Cabezon Record dell’ amico Mario Vallenari (che mi anticiperà di un paio di settimane con il suo disco solista): la distribuzione dipende da molteplici fattori, resta il fatto che con DIVANO mi piace partire dal basso, tornando ai rapporti diretti con chi si occupa di musica, bypassando molti intermediari: come si faceva una volta insomma.

Cosa intendi nello specifico per "bypassare molti intermediari"?

Nello specifico penso agli uffici stampa, che oggi hanno quasi tutti, dal grosso gruppo famoso alla giovane band con appena un demo alle spalle: spesso è utile, anzi a volte è indispensabile, ma credo che nessuno possa mettere la stessa passione e impegno nella promozione di un tuo disco, quanto te stesso: ritengo che tornare a parlare con chi scrive di musica, con i giornalisti, con i blogger, con chi ha un programma radiofonico, coltivare rapporti personali, confrontarsi, sia ancora molto interessante: da questo punto di vista l ufficio stampa diventa un cuscinetto che non fa quasi mai incontrare le due parti, e questo alla lunga ha iniziato a non piacermi più: siccome sono sostanzialmente un vecchio dinosauro dell indie nostalgico, vorrei provare a farne a meno (anche perché, tra l'altro, costicchiano)

Cosa significa per te essere indipendenti?

Non lo so più: come ti muovi, pesti una merda.

La musica indipendente italiana è cambiata in meglio o in peggio rispetto all'indipendente di 10 anni fa? 

Io quando ho cominciato  gli indipendenti erano dei nerd, che si compravano Rumore o Blow Up o il Mucchio in edicola, quasi vergognandosi di chiederle all'edicolante, che spesso non sapeva neanche di averle: ai concerti di musica "indie" ci andavano davvero 4 gatti, tranne rare eccezioni, le radio l indie non lo trasmettevano e nei negozi di musica non si trovava.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata; della musica indipendente ne parlano Grazia e Repubblica, addirittura anche Mollica al Tg1 qualche volta, i concerti "indie" fanno i pienoni che una volta erano dei Subsonica, Radio Rai 1 parla di Benvegnù alle 3 del pomeriggio e Radio Capital fa la diretta del concerto di Brunori, e nei negozi si trova più facilmente Il Teatro degli Orrori di Massimo di Cataldo. Tutto bene quindi? Dipende: io sono tra quelli che non associano il  successo dell indie ad una emancipazione del pubblico giovane che, al solito, si prende quello che gli danno: ora vanno l'indie e il rap, e quello ascolta. Quando passerà di moda, ascolteranno qualcos'altro: invece, ai "miei tempi" lo si ascoltava per scelta, lo si doveva andare a cercare, e quindi forse era più bello.

Qualche nome di artisti della scena contemporanea che stimi particolarmente?

Io resto affezionato ai "vecchi nomi", quindi sono molto contento del ritorno di Artemoltobuffa, trovo valida la scrittura di Dente a livello di testi, poi ecco, ci devo già pensare, non mi viene in mente molto altro.
Oltre i Divano quali sono i progetti per il futuro di Francesco Pizzinelli?

Gestire un circolo culturale, mi piacerebbe: ci sto anche un po’ lavorando, in effetti.

Posso dire un'ultima cosa?

Certo Francesco, vai pure!

Viva i Pavement!

martedì 11 novembre 2014

[MUSICRAISER] Sostenere la creatività di Fantasia Pura Italiana

Un concentrato di originalità che si manifesta sin dal titolo: Fantasia Pura Italiana; un progetto che nasce a Prato nel 2009 e si trasferisce a Roma per ragioni artistiche.

Il genere è davvero qualcosa di particolare, ovvero un potente miscuglio di rock, funk, ska e cantautorato che prevede improvvisazioni teatrali nei spettacoli dal vivo. Il tutto carattterizzato con una marcata punta di sarcasmo.

MusicraiserNel video di presentazione della campagna su Musicraiser viene riproposto il personaggio del Senator Signor Boni, un ex politico con la testa di gorilla caduto in disgrazia per la crisi e la passione per le banane che si appella ai raisers per realizzare il nuovo obiettivo dei Fantasia Pura Italiana. Su loro canale YouTube seguono altri divertenti episodi sul senatore in evidente crisi economica.
Dopo una serie di EP è giunta l'ora di produrre infatti un album vero e per questo la macchina del crowdfunding deve fruttare almeno 2.500 euro.

I pacchetti di ricompense contengono album digitale e fisico in anteprima, citazioni sul disco, oggetti di merchandising tra i quali una banana gonfiabile gigante e il titolo di sponsor ufficiale dell'album con  tanto di logo.

Sostenere i Fantasia Pura Italiana significa dunque alimentare un progetto creativo, pungente e musicalmente colto.


lunedì 10 novembre 2014

2009 - Prometto (Eva Mon Amour)

Prometto


Qualche annetto fa, girando sul Tubo alla fresca scoperta dell'indie italiano, mi imbatto nell'incedere di questa sobria e malinconica ballata di una band allora per me sconosciuta chiamata Eva Mon Amour. Oltre al pezzo mi colpirono anche le immagini del video non ufficiale, che per la verità trovo più azzeccato del videoclip di Stefano Poletti: uno scorrere lento di bellissime fotografie in bianco e nero scattate durante un backstage della band a Parigi.

Poi le parole di Emanuele Colandrea che fanno di Prometto uno dei pochi pezzi che trattano dell'amore verso un'altra persona ma delle attenzioni verso il proprio "Io", facendo leva su un elenco figurato di promesse: donarsi qualche rosa in più, crearsi stazioni di partenza e donarsi qualche rosa in più.

Ecco il testo integrale della canzone:

Prometto di essermi fedele sempre di regalarmi quattro fiori in più 
e di pagare in tempo il mio riscatto e in queste cose non mi servi tu 
Prometto d'investire meno tempo nella lucidatura della mia banda 
Prometto di sentirmi meno solo che soli non è come Dio comanda  
Prometto di comprare una stazione per avere un punto di partenza  
perché la vita è dove puoi andare e tutto il resto è riconoscenza  
Prometto di pagarmi gli alimenti  
Prometto di essermi fedele sempre di regalarmi quattro fiori in più  
e di pagare tutto il mio riscatto perché alla fine non lo faccia tu  
Prometto di puntare un'orizzonte e di portarci il verde della mia banda  
Prometto di sentirmi meno solo che soli non è come Dio comanda  
Prometto di proteggere i miei occhi dagli antichi fasti della tua assenza 
perché la vita è dove puoi guardare e tutto il resto è riconoscenza  
Prometto di pagarmi gli alimenti (x4)

Provenienti da Velletri (RM) e nati nel 2008 come evoluzione più cupa dei Cappello A Cilidro gli Eva Mon Amour annunciano lo scioglimento nel 2014: sicuramente uno degli episodi più traumatici dell'annata indie italiana. Oggi il frontman Emanuele Colandrea suona la batteria in Galoni, talentuosa band del compaesano Emanuele Galoni.


domenica 2 novembre 2014

[INTERVISTA] Francesco De Leo: l'infanzia, l'Italia, L'Officina Della Camomilla, Garrincha, l'indie e la silenziosa svolta solista.

Il prossimo 4 novembre uscirà uno dei lavori più attesi della scena indie italiana: Senontipiacefalostesso Due de L'Officina Della Camomilla, a più di un anno di distanza dal primo capitolo. In realtà l'album da qualche giorno è già disponibile in anteprima su Yotube e Spotify.

Francesco De Leo è il giovanissimo leader storico di una formazione che in più di 5 anni di vita ha già visto diversi sconvolgimenti: da band senza label discografica tra le più più amate su Youtube fino a Garrincha Dischi, grazie alla quale il successo si è amplificato.

Ci tenevo ad intervistare Francesco, personaggio abbastanza schivo in un'epoca in cui anche nella scena indie l'immagine e la comunicazione stanno diventando armi usate in modo sempre più aggressivo.

Le sue canzoni e suoi testi hanno un impatto comunicativo non immediato ma suggestivo, denso di immagini apparentemente sconnesse, surreali e sognanti che solo un ascoltatore ben disposto può afferrare. Anche il timbro vocale di Francesco è molto particolare, non di particolare talento ma molto originale e da timido adolescente. Un autore fuori dal tempo innamorato della canzone e della lingua italiana.

Di seguito la bella e lunga chiacchierata con Francesco che parla della sua tormentata infanzia, della musica italiana, il concetto di indie, il percorso musicale dall'Officina a Garrincha fino al controverso progetto solista.

Ne viene fuori l'autoritratto allucinato e visionario di un autore fuori dal tempo, schivo, complesso e non sufficientemente compreso. Nemmeno dai suoi stessi fan.

 Officina Della Camomilla
foto: Anna Della Badia Photography

Hai cominciato a comporre canzoni giovanissimo. Parlaci un po’ della tua infanzia e della tua crescita musicale. 

Ho vissuto fino all’età di cinque anni a Chiavari, ero un bambino credo felice. Poi mia madre ha scelto di spostarsi a Milano per lavoro e da lì credo sia sorto dentro di me uno strano meccanismo di rifiuto universale contro il mondo. Ricordo tuttavia con tenerezza la mia infanzia meneghina, molto fredda e buia. Ho iniziato a suonare la chitarra classica in prima media nella scuola sperimentale musicale Vivaio, che ho frequentato solo per il primo anno prima di ritrasferirmi in Liguria, nella desolante Rapallo (fra l’altro l’Ilaria Curioni [tastierista dell'Officina, ndr],  era nella sezione B, io nella C).
Questi passaggi di realtà dalla città alla provincia mi hanno non poco destabilizzato. Passare da una metropoli ad un piccolo paesino della riviera ligure è un’esperienza terribile, è la ghigliottina. Vivere e andare a scuola in Liguria è molto più alienante che in altri luoghi, il mare e la bellezza dei paesaggi si annullano. Da qui la mia carriera scolastica ha avuto una spaccatura non indifferente, dal distinto sono passato rapidamente all' insufficiente. A scuola in quel periodo non ci andavo più. Preferivo dedicarmi a lunghe passeggiate sperduto nei monti. Volevo tornare a tutti i costi a Milano, così in secondo liceo ho convinto mia madre a ritornarci fingendomi malato di cuore. Una volta sbarcato però, non ho ritrovato affatto quel che avevo perduto. Anzi, ho provato un forte senso di nausea e oblio grigio. Uno dei miei migliori amici s’era appena convertito al fascismo e distribuiva volantini per Forza Nuova. Frastornato e tagliato fuori dal mondo-Milano, ho trascorso due anni chiuso in casa 5 giorni su 7. Ero diventato pazzo, autistico, esiliato, visionario. Uscivo solo per giocare a calcio o andare dal mio psicologo guru. Ho iniziato in modo compulsivo a comporre musiche e colonne sonore e le caricavo sui vari Myspace e Qoob. Come un recluso, trascorrevo tutto il tempo ad ascoltare dischi e a strimpellare tastiere e chitarre. I miei fedeli compagni di delirio sono stati per lo più Luigi Tenco e Piero Ciampi: sono stati dei genitori adottivi. Dal lato della musica contemporanea invece ero stato stregato ingenuamente dagli Strokes. Completamente fottuto. C’è chi nel ‘91 ascoltava i Nirvana, e chi nel 2001 ascoltava gli Strokes. E’ questione di annate e di fortuna. Presi lezioni di chitarra classica ed elettrica. Non studiavo mai, imparavo tutto a memoria e mi andava sempre di lusso. Diciamo che per il 50% sono autodidatta, vado ad orecchio  e non conosco tutti i nomi degli accordi, che bello!
Ora sono in perpetuo vagabondare nel triangolo industriale Torino - Milano – Chiavari:  è il mio triangolo delle bermuda. Prendo un casino di treni regionali arrugginiti e lenti: tagliano i campi.

Quali artisti ti hanno più influenzato?

Dal fondo delle mie prigioni, ho ascoltato molto: Paolo Conte, Stereolab, Velvet Underground, Television, Pink Floyd, Stooges, De Andrè, De Gregori, Joy Division, Smiths, Gian Maria Testa, Flavio Giurato, Spaceman 3, Claudio Lolli, Ivan Graziani, Ivano Fossati, Glen Branca, Prokofiev, Mussorgsky, Beat Happening, Einstürzende Neubauten ecc. Elenchi infiniti.

L’Officina della Camomilla è nata da pochi anni ma ha già una storia piuttosto movimentata da raccontare con diversi cambi di formazione. Prova a riassumerla.

Formazioni camaleontiche impossibili da riassumere, se non così:

- Francesco De Leo - Stefano Poletti - Matilde Calza
- Francesco De Leo - Stefano Poletti - Beatrice Zanantoni - Claudio Tarantino
- Francesco De Leo - Beatrice Zanantoni - Claudio Tarantino
- Francesco De Leo - Beatrice Zanantoni - Niccolò Di Gregorio - Anna Crayon - Claudio Tarantino
- Francesco De Leo - Manuela Puglisi - Claudio Tarantino
- Francesco De Leo- Claudio Tarantino - Marco Amadio
- Francesco De Leo- Ilaria Baia Curioni - Anna Viganò - Marco Amadio - Claudio Tarantino
- Francesco De Leo - Ilaria Baia Curioni - Anna Viganò - Marco Amadio - Gaetano Polignano

Inizialmente l'Officina cantava “In Italia il disco te lo fai da solo” poi è arrivata Garrincha Dischi. Come è avvenuto questo passaggio? Come ti trovi nella famiglia di Matteo Romagnoli?

Sì, gran bei tempi quelli! Registravo tutto quello che volevo come volevo quando volevo. Diciamo che siamo approdati in Garrincha tramite Lodo Guenzi che era infuocato con l'Officina ed aveva fatto sentire delle canzoni a Matteo. Così una volta ci siamo beccati a Trento, e abbiamo deciso di provare a registrare prima un ep che poi s’è trasformato in una marea di canzoni per sfociare nei successivi Senontipiacefalostesso 1 e 2. Ho sempre pensato a questi dischi come un impossibile lavoro archeologico, per riportare alla vita brani scritti in un’età molto acerba. Acerba, ma tuttavia lucente. Diciamo che i lavori della Garrincha non mi entusiasmano molto. Non credo di appartenere al filone imposto tipo Stato Sociale o L’Orso. Non trovo affinità. La cura per i suoni è molto scarsa, credo ci siano troppe forzature. L’Officina non è un gruppo pop. Con queste produzioni però, s’è fatto di tutto per farla diventare tale.

Una domanda che faccio a chiunque incontro: cosa è per te la musica indie?

L’Indie è un gran contenitore di robe strane. Eclettica e derivata, la musica indie è il mix delle culture musicali che restano a galla, nella nostra putrida deriva storica  contaminata, mediocre, didascalica. Credo che i testi siano la cosa peggiore. Abbiamo avuto i migliori cantautori del mondo e si fa di tutto per farli morire. Non v’è passaggio di tradizione alcuna. Le prime forme di canzone italiana derivano dai canti anarchici. Detesto gli ibridi di elettronica e testi apparentemente antropologici, sembra quasi che i ragazzi d’oggi non abbiano più cuore, sembra che sappiano solo descrivere quello che fanno o vedono o frequentano, formando così le varie parrocchie della moda del momento e contro-moda del tempo da deridere reciprocamente. Credo che non sia interessante sapere cosa una fa. Credo sia più interessante sapere uno cosa non fa. Il mondo è un fottuto acquario sospeso nel vuoto, manco sappiamo cos’è. Fra l’altro esploderà assieme al sole, è inutile parlare di quello che c’è. Diciamo che l’indie è il genere più debole fra tutti i generi. Non è un cavallo di razza, piuttosto una iena meticcia che ride in un modo particolarmente stupido. Sopraffatti dagli anglofoni affondiamo assieme alla nostra bellissima lingua.

Spesso alcuni detrattori ti accusano di avere un modo di cantare fastidioso. Cosa vogliamo rispondergli?

Sono contento di provocare dolore. Sono sadico, non so cantare.

I tuoi testi sono una peculiarità, densi di immagini suggestive, sognanti e apparentemente sconnesse. Come nasce tutto questo?

I miei testi sono frutto di quel che vedo e di come lo vorrei modificare. Non è nonsense. Il senso c’è. Solo in pochi evidentemente sono in grado di capirlo. Mi dedico all’evocare sensazioni e dimensioni. Le dimensioni e le sensazioni che ho vissuto nella mia vita. E’ addolcire la pillola in un modo malato, ossessivo, esagerato, magari surreale o iperreale sì, ma non nonsense. Chi scambia l’Officina col nonsense commette un errore. Vedo i testi e la musica come un cinema. Proietto le mie immagini cariche di deliri, è un delirare, errare. Delirare drogastico, alcolico, giovane e saggio assieme. Parlo di come fuggire dalla Milano Città Mostro di Vestiti. Parlo di vandalismo. Parlo di come uccidere la noia. Se sono sconnesso è perché lo sono davvero.

Nella canzone “La tua ragazza non ascolta i Beat Happening” urli “Siamo pieni di droga!”. Dicci di più.

Preferisco la prima versione di questo brano. La versione Garrincha sembra un jingle pubblicitario della Kinder. La mia l’ho registrata in una notte di agosto. E niente, parla della gran corsa da drogati che credo più o meno tutti abbiamo provato. Non so, quando sei fatto e corri è una gran sensazione. La parte più importante del testo è la piccola strofa “e io corro con te e sbatto la testa sulla tua”. Mi sono sempre immaginato due ragazzi che scappano da Milano attraverso la pianura in uno scoppio di Lsd marittimo. La corsa, la fuga, l’addio. Dio.

Rispetto a tanti colleghi dell’indie italiano sei abbastanza schivo nei confronti dei tuoi fan. Che rapporto hai in realtà con loro?

Si loro sono sempre molto gentili, timidi, casinari e innamorati. Io sono schivo nella vita in generale, poi dipende dalle sere dai giorni. Non uccido nessuno, poi chissà. Diciamo che sono sempre perso in giro, sempre sui treni, sempre frastornato, non ho il cellulare: sono un ragazzo d’altri tempi.

Le tre canzoni dell’Officina da te preferite.

Mah, non lo so, non è che mi piacciano tanto. Sono arrivato al punto di odiarle. Forse Dai Graffiti Del Mercato Comunale è una che mi piace sempre cantare. Ha qualcosa in più delle altre.
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Descrivi in poche parole “Senontipiacefalostesso Due”, in uscita il prossimo 4 novembre e in anteprima da venerdì scorso su Youtube e ora su Spotify.

E’ una raccolta di brani storici più qualche inedito. E’ indiscutibilmente pop; più che la musica io direi di ascoltare i testi, di tralasciare il cantato e capire bene le parole. I testi sono la cosa più importante. Alcune canzoni non le avrei messe, però amen. Il disco è stato registrato sotto l’effetto dell’amnesia lemon, famosa erba d'Olanda.

A settembre, quasi in punta di piedi, è stato pubblicato su Youtube Soutine Twist un tuo lavoro solista lungo più di due ore e quasi esclusivamente strumentale. Perché hai sentito l’esigenza di questo album?

Soutine Twist credo sia la cosa migliore che abbia fatto quest’anno. E’ un disco nato spontaneamente tra l’arco della primavera e la fine dell’estate. Chiaramente è un disco di contrabbando. Mi sono arroccato nella mia città natale Chiavari ed ho riscoperto definitivamente la sua bellezza, la sua pace, le sue sbronze all'osteria da Vittorio sin dal 1925.Volevo parlare della Liguria, terra morta. Volevo far conoscere la Colonia Fara, ex colonia estiva fascista poi scuola elementare  e da una quindicina d’anni tramutata in un rudere romantico a 10 metri dal mare dove spesso faccio una nuotata. Molto struggente, post-mondo. Ho voluto registrare i suoni locali, tra cui una meravigliosa messa, poi distorta e modificata con molti strati di delirio ludico. L’unico brano cantato “Soutine Twist” è stato registrato con un mini-registratore della Sony nella piccola cappella di un cimitero sopra Leivi. Difatti ho una voce molto spettrale. Sono andato a catturare i suoni dei miei veri sentieri, degli ulivi e delle chiese. Dei gabbiani, dell’aria e della pioggia. Volevo consacrare questo 2014, intrappolarne i rumori, testimoniare. Alcuni suoni metropolitani sono stati catturati a Torino, Bologna e Milano perché spesso mi ci ritrovo. Mi sono innamorato della pittura di Soutine l’anno scorso ad una sua mostra al Palazzo Reale: lo trovo molto affine a me come stortezza. Inoltre è stato un grande vagabondo. In questo grande archivio che dura più di due ore, c'è tutto il mio ventitreesimo anno di vita, tutta Trenitalia. Sono  musiche strumentali, sproloqui allucinanti, jam session, cose punk. C’è anche un lungo brano strumentale dedicato a Peter Fechter, un muratore tedesco di diciotto anni morto perché una guardia comunista gli sparò in pancia, mentre tentava di passare a Berlino ovest, forse per la Coca Cola. Credo che la sua agonia sia per certi versi simile alla nostra gioventù contemporanea, lasciata a morire. Tutto questo vagabondare e delirare formano una mappa, con le sue precise tappe in un percorso da seguire. Se vuoi pinkfloydiano o alla Fetus di Battiato: cupo, anticaleidoscopico, bizzarro. Impossibile da ascoltare tutto. A bassissima qualità, non mixato, completamente autoprodotto. Per chi volesse impazzire o è già un pazzo di suo lo può trovare integrale su Soundcloud https://soundcloud.com/francesco-de-leo-91/sets/soutine-twist

Un lavoro che sembra differenziarsi abbastanza dalle ultime produzione de l’Officina.

Sì, diciamo che ho voluto tracciare un confine tra me e l’Officina. L’Officina la guardo un po’ come un progetto un po' lontano di quando ero adolescente. Adesso sono cresciuto e vorrei smarcarmi da questa piega e stravolgere completamente le carte in tavola.

Chi sarà Francesco De Leo tra 10 anni?

Tra dieci anni continuerò a suonare e a smarrirmi per questi labirinti. Resterò in Italia: ha bisogno anche lei di qualcuno che la sappia raccontare.