Il mio rapporto con i Litfiba, prima di ascoltare Luna/La Preda era
stato più odio che di amore. Cominciava nei primi anni '90 quando
frequentavo le medie e me li avevano fatti conoscere un mio carissimo amico coetaneo e
mio fratello. Erano gli anni di El Diablo, Terremoto, Spirito, fino ai
sempre più commerciali Mondi Sommersi e Infinito. Sempre peggio. Un rock
di personalità, abbastanza aggressivo, ma che non mi entusiasmava
abbastanza per quel fastidioso machismo che mi pareva di percepire.
Qualcosa cambiò durante una competizione sonora che si svolgeva in più serate del 2001 all'Off-street di Barletta cui partecipavo anch'io, come tastierista di un gruppo che si chiamava Blitz For Money. Una sera assistemmo alla performace di una band che si chiamavano Urlo, mi pare, che aveva un cantante davvero matto, per i movimenti da contorsionista e la sua capacità di bere qualsiasi cosa gli passasse lo scatenato pubblico. Avevano cominciato con un pezzo la cui ritmica trovai davvero notevole e devastante cominciava con i seguenti versi:
Vai La nebbia ha un corpo leggero
E tu vai
Non senti quella voce dice "Dove vai!"
Vai Affilatissimo stiletto tu hai
Con lama a doppio taglio "Credi che ce la farai?"
Mi informai sul momento, si trattava di una cover di "La Preda" dei Litfiba. Possibile? I Litfiba? Ebbene scoprii che la band fiorentina poco più di un decennio prima era stata grande, leggendaria, forse davvero la migliore in Italia. Gli Urlo avrebbero poi proposto .Sweet Dreams versione di Marylin Manson per poi concludere con una scialba cover di "Qualcosa di grande" dei Lunapop.
La Preda è un pezzo straordinario, ma forse di poco superiore è Luna, a mio avviso il miglior brano dark-wave italiano per l'ipnosi che sono in grado di trasmettere la voce di Pelù e il basso di Maroccolo, supportati dalla chitarra di Renzulli e dai taglienti inserimenti delle tastiere di Aiazzi fino al climax finale davvero allucinato:
In un sogno o no, ma eravamo strani
La nostra notte viaggiava veloce
E noi uomini, noi vinceremo
sarà quella sfera nelle nostre mani!
Un testo abbastanza ermetico che parla di sfide e mondi lontani cui si potrebbe discutere per ore. Tre curiosità:
1 - causò non pochi problemi quella parte che recitava "Sarò un re o un dittatore" che catturò l'attenzione di diversi skinheads che con non poco imbarazzo della band fiorentina si presentava ai loro concerti;
2 - su Youtube si trova una performance nel programma Fresco Fresco sulla Rai, mai andato in onda, in cui, una giovanissima e sconcertata Maria Teresa Ruta, presenta i Litfiba che si esibiscono con un brano così cupo in un lido pieno di bagnanti disorientati di fronte ad un'esibizione terribilmente allucinata di Pelù che dà il meglio delle sue contorsioni e al grido "Il sangue è un dittatore" si cosparge della vernice rossa sul volto mentre i musicisti mettono in bella evidenza il playback con i cavi staccati.
3 - in alcuni live il brano è più lungo e viene aggiunta una parte di testo dai toni molto forti seppur sempre enigmatici.
L'anno scorso, come se il destino avesse deciso che avremmo dovuto incontrarci, ho trovato il prezioso EP tra i vinili della collezione di mio padre che non sapevano nemmeno chi fossero e che se lo è ritrovato in maniera abbastanza casuale, non sapendo di avere tra le mani un pezzo di storia della musica indipendente italiana, chenegli anni a seguire si sarebbe svenduta al grande pubblico. In un sogno o no, ma eravamo strani.
Bell'articolo.Descrive perfettamente l'atmosfera magica dei Litfiba.
RispondiEliminaIl miglior periodo è quello con Gianni Maroccolo....poi poco e per nulla memorabile
Loved reading thiis thanks
RispondiElimina