venerdì 26 settembre 2014

[INTERVISTA] Per Il Geometra la vita è un tutto sommato

Segnatevi questo nome: Il Geometra. Il loro EP La Vita E' Un Tutto Sommato è una degli esordi autoprodotti più promettenti dell'anno. Per ora di loro si sa che è uscito questo EP, sono tre ragazzi di Foligno, hanno un ottimo rapporto con i social, il cantante Jacopo studia all'università e ha aperto su YouTube un bel canale sugli accordi della musica indie italiana.
Ciò che rende la band degna di particolare attenzione sono testi intelligenti, sonorità pop delicate e alla stregua della miglior tradizione cantautorale italiana (soprattutto anni '70), capaci di incuriosire al sin dal primo ascolto. Nella vastissima galassia indie italiana si tratta di una proposta molto originale.

Ho avuto la possibilità ci scambiare quattro chiacchiere con Jacopo, cantante e chitarrista del gruppo.



Come, dove e quando ha origine Il Geometra? Presentatevi.
Il Geometra ha origini estremamente recenti, non è altro che il frutto di qualche registrazione vocale fatta con il cellulare tra il marzo e il maggio di quest’anno. Da lì la condivisione con i miei compagni d’avventura, la registrazione dei brani ed oggi questa intervista. Direi che è un riassunto perfetto!

Oggi nella musica indie va molto di modo scegliere nomi molto curiosi e surreali. Come avete scelto il vostro?
E’ stato scelto a tavolino dopo due settimane di ricerche di mercato! Scherzo, la realtà è che ci faceva sorridere la qualifica professionale del Geometra che in Italia è storicamente foriera di rispetto. A rifletterci bene è un titolo che si consegue all’esito delle scuole superiori, eppure chi può vantarsi di tale risultato è visto con ammirazione e revernza. Era un paradosso in effetti. Infine confidavamo che qualcuno attribuisse al nome qualche vago significato massonico fregiandoci di un alone di mistero!

Per ora vi presentate come una band virtuale, infatti ci sono poche foto e non si trovano esibizioni live dell’intera band. Una scelta che ricorda molto il lancio del primo disco de I Cani. Coincidenze?
In effetti l’incipit delle due storie è simile ma sarebbe assurdo avvicinarle. Non ho problemi nel dire che Niccolò Contessa ha cambiato le regole del gioco inventandosi qualcosa che tre o quattro anni fa era semplicemente impensabile. Chi riesce a fare cose del genere è destinato al successo a prescindere da eventuali giudizi di valore sull’artista. Nel nostro caso è molto prematuro fare qualsiasi previsione, posso dire che le poche foto reperibili sono dovute al fatto che troviamo patetici quei gruppi che suonano tre volte l’anno ma hanno tutte quelle foto scattate nei posti più assurdi: c’è la Punk band che si fa fotografare in una vecchia fabbrica abbandonata mentre il cantante alza il dito medio, la band indie-pop che si fa fare 450 scatti su una collina durante il tramonto suonando Ukulele e Kazoo, il duo elettronico con la bassista androgina vestita da uomo in un simil-centro sociale della Berlino Est…tutto molto triste a mio parere.

Il vostro EP “La Vita E’ Un Tutto Sommato” è un lavoro molto delicato, originale e dal sound curioso Ce lo illustrate brano per brano? Di cosa parlano i testi?
Dunque, innanzitutto grazie per l’apprezzamento! L’ep parla di varie cose, io suono la chitarra da tanti anni, in diversi modi la musica c’è stata da quando ero bambino ma queste sono state le prime canzoni che ho scritto in vita mia, quindi sono il frutto di anni di osservazione, rielaborazione di tante cose che ho sentito, provato o molto semplicemente immaginato. Marie Curie sfrutta la storia di questi due celeberrimi chimici che hanno dedicato la vita alla scienza, fino ad annientarsi data la morte per radiazioni cui è ovviamente andata incontro la nostra eroina, insomma è una storia che ho trovato molto bella per quanto triste. Biblioteche Comunali è solo il frutto di vari scenari che ho vissuto in questi anni di studi universitari quando ero intento a preparare gli esami nella biblioteca della mia città, Foligno. C’era questo signore sulla settantina, che poi scoprii essere stato in coma per molto tempo, si svegliò ascoltando la musica di Pavarotti. Da quel momento non faceva altro che fare ricerche e studi sul grande tenore. Aveva questo vizio di fischiettare, ci infastidiva tremendamente. Dopo aver scoperto la sua storia ho provato un grande senso di tenerezza e così ho scritto il testo. Preghiera Rossa è un brano più complicato: ho immaginato la storia di un ragazzo che deve rinunciare alla sua amata, entrata nella clandestinità del terrorismo durante gli anni di piombo, un Romeo abbastanza triste e sconsolato. Mi faceva pensare soprattutto il fatto che le donne, qualsiasi cosa facciano, debbano soffrire moltissimo, schiacciate dall’ovvio ricatto che la natura affida al loro ventre. Anche quando agiscono nel male, in nome di un ideale folle come l’ideologia del terrore, sono biasimate molto di più, il loro gesto appare ancora più malvagio. Questo mi appariva come un paradosso spaventoso, il terrore è tragico in quanto tale non in base al sesso di chi piazza la bomba, eppure è innegabile che sia così. Faremo la fine dei Supertramp è la prima canzone che ho scritto, ho paragonato la situazione di incertezza, di paura, che la mia generazione prova nonostante gli sforzi che compie per alzare la testa, all’ingloriosa fine che fanno alcune band dopo anni di tour mondiali. Ricordo che vidi un manifesto appeso in cui si annunciava che ad una generica festa di paese si sarebbe esibito Kee Marcelo, glorioso chitarrista degli Europe. I Supertramp hanno fatto una fine meno triste ma è comunque innegabile che non siano riusciti ad entrare, pur meritandolo, nell’Olimpo delle Divinità del Rock. Mio padre non guarderà i Mondiali è abbastanza didascalica, non ha bisogno di grandi spiegazioni, racconta semplicemente la storia di una strage compiuta in una banca da un poveretto oppresso dai debiti, gioca sul famoso slogan pubblicitario “la mia banca è differente” che ho cambiato in “la mia banca è indifferente”.

Sulla vostra pagina Facebook preannunciate il vostro primo tour. Ci volete dare qualche anticipazione?
Annunceremo tutte le date il primo di Ottobre. E’ ancora prematuro fare annunci, possiamo dire in anteprima che debutteremo in un bellissimo locale della nostra città che eroicamente si batte per mantenere in vita la musica dal vivo, in particolare quella inedita. Il 18 ottobre al Supersonic di Foligno inizierà tutto, poi succederanno cose molto belle. Speriamo di viverle insieme a chi ha creduto in noi.

Jacopo  ha aperto un canale molto interessante su YouTube chiamato How To Play Indie. Quali sono gli artisti/band indie italiane che più vi hanno influenzato? Cosa ne pensate dell’attuale fenomeno indie nostrano?
Il canale nasce da una collaborazione con due nostri superamici che da poco hanno iniziato a fare video di varia natura, tutto sotto il logo “House of Dads Productions”. Molto semplicemente siamo ormai ad un punto in cui il fenomeno indie ha travalicato i confini del genere di nicchia diventando un bellissimo e colorato fenomeno di massa. Molte di queste band sono formate da coetanei o ragazzi ancora più giovani di noi, parlare di influenze è poco opportuno, ma sono tantissimi gli artisti che amiamo semplicemente come fans: I Cani, Lo Stato Sociale, L’Officina della Camomilla, I FASK, La Rappresentante di Lista e tantissimi altri.

Domanda secca che faccio a tutti coloro che incontro: che significa per voi la musica indie?
E’ difficile dirlo a questo punto, nel nostro caso vuol dire totale controllo su ciò che riguarda questo progetto, con i pro e i contro che questo comporta. In altri casi il confine con la musica pop di diffusione radiofonica è ormai labile quanto a risultati, e lo dico con il sorriso sulle labbra, perché questo a mio parere è solo un bene. Quello che cambia sono i contenuti, la sincerità, la bellezza che sta nel cuore di chi, a tutti i livelli, si interfaccia con quello che fai rispettandoti e meritandosi reciproco rispetto.

Che ruolo hanno nell’attuale panorama indie le centinaia di piccole labels indipendenti? Voi a cosa aspirate discograficamente parlando?
Hanno un ruolo fondamentale, speriamo quanto prima di riuscire a contare sull’apporto decisivo di una etichetta. Ma di una cosa sono certo: nessuna etichetta verrà a scovarti nella tua cantina investendo soldi finché non sarai tu il primo ad investire seriamente in quello che fai. L’etichetta nell’attuale contesto economico può essere la cassa di risonanza di un meccanismo che deve di per se funzionare bene in ogni senso: musicale, promozionale e comunicativo. 

Cosa sarà Il Geometra tra 5 anni?
Ottima domanda. Magari sarà un Architetto! 


Nessun commento:

Posta un commento