martedì 6 novembre 2012

Due giorni con i Cernit. Etcì.

"Cernit" per me a gennaio era solo il nome di una band che aveva consentito all'Officina della Camomilla di tenere le loro prime due date romane al Margot e al Fanfulla. Dato che mio malgrado avrei dovuto ascoltare anche loro li cerco sul "tubo" dove trovo poche canzoni, tuttavia interessanti, seppur ancora grezze. Durante il concerto li ascolto con superficialità in fremente attesa dell'esplosiva esibizione dei mitici  camomilli. Troppa superficialità.

Nelle settimane successive, per caso, ascolto meglio alcune delle canzoni pubblicate sul web e resto decisamente rapito da due pezzi: Stavamo Aspettando e Dimmi la Tua Voce. Un sound davvero originale, col fascino lo-fi di chi possiede pochi mezzi, privo di chitarra elettrica e batteria ma in cui dominano la voce e le tante soluzioni alle tastiere. Testi ermetici, sprovvisti di ritornello, che parlano di pioggia, guerra, ballerine blu, Parigi e diamanti ricoperti di succhi di frutta. E la cosa bella è che non mi somigliano a nulla ed è come se si incrociassero nelle loro canzoni un'anima naif e un'altra più matura.

I Cernit sono tre: Paolo Pitorri (voce e chitarra acustica), e i fratelli Lorenzo e Francesco Angelucci, il primo al basso e ukulele e il secondo "signore" delle tastiere.

Citandoli su questo blog, entro in contatto con Paolo e con grande sorpresa scopro coloro che devo ringraziare per aver portato i camomilli a Roma abitano a due passi da casa mia a Morena e provano in uno scantinato a casa Angelucci che loro chiamano simpaticamente Tapparella Studio. Con grande onore vengo invitato da Paolo ad assistere alle prove in vista dell'imminente concerto presso Les Maudits a Valmontone.

Morena, Tapparella Studio. Lunedì 22 ottobre:  Tapparella Studio è un piccolo scantinato dove c'è davvero di tutto: strumenti musicali di vario genere, una ragnatela di jack, una ragnatela di ragnatele, amplificatori sparsi, fogli ma anche videocassette della prima comunione. Lorenzo mi mostra il loro primo EP, "Quei bravi ragazzi", completamente autoprodotto in copie numerate e un packaging curato nei minimi dettagli.  I Cernit sono concentrati, non sbagliano e litigano un po' coi volumi. Ma le canzoni emozionano e loro sono molto affiatati. A fine prove, tra una sigaretta e l'altra si coglie l'occasione per chiacchierare un po'.



Perché vi chiamate Cernit e non l'Officina della Centrale degli Orrori?

Francesco: evidentemente è un nome di merda
Lorenzo: adesso ci faccio un pensierino
Paolo: troppo lungo. Non lo ricorderei mai. Etcì.

Come è cominciata la vostra avventura? (storia di quell'aggeggio che vi è stato regalato)

Cernit: è iniziato tutto un po’ a caso. Registravamo a casa per stendere la noia di borgata, poi abbiamo sentito la necessità di suonare le nostre canzoni davanti un pubblico. Ci sembrava anche un modo per metterci in gioco e non lasciare quello che abbiamo scritto chiuso dentro una cartella del pc. L’arte, in fondo, è coraggio e comunicazione.

Come nascono le vostre canzoni? I testi come vengono concepiti?

Cernit: Per noi non ha senso la distinzione fra testo e musica. Testo e musica fanno la canzone. La canzone la scrivono i Cernit. Cerchiamo di fondere le sensazioni delle parole con le note che componiamo. Ognuno di noi realizza un carattere della creazione. Nessuno alla fine suonerebbe davanti a tanta gente qualcosa che non gli appartiene.

C'è una canzone che avete composto che preferite?

Cernit: Zio Faber docet: “la canzone migliore è quella che non abbiamo scritto”.

Cosa vi sussurrate mentre ridete sul palco durante i vostri concerti?

Francesco: Do? Sol? Regà come fa sta canzone?
Lorenzo: Tante cazzate, si incita il gruppo alla vittoria.
Paolo: rendo partecipe il gruppo dei miei problemi tecnico-fisiologici. E mi incazzo perché serve. Etcì.

Parigi cos'è? Una droga?

Francesco: una città che per un motivo o per un altro mi ha segnato, sarà perché l’ho vissuta per un anno.
Lorenzo: il mio primo viaggio in aereo per andare a trovare mio fratello. Lui sì, che l’ha vissuta per un anno.
Paolo: Ci sono andato per cercare la droga, zio non hai capito… ancora la cerco. Solo complicazioni. Mai ‘na gioia. Etcì. Etcì. Etcì.

Tre gruppi (italiani o stranieri, vecchi o nuovi) da adorare

Francesco: Radiohead, Colle der fomento, Gianni Togni
Lorenzo: The Cure, Jovanotti (quando aveva il cappello di lana), Inti Illimani
Paolo: Beatles, Verdena, il Sommo, il The King, il Supremo, il Solitario, l’Eterno ELVIS. La luce. Etcì.

Cosa vorreste dire a Vasco Brondi?

Cernit:  "Caro Vasco ti scriviamo, sei stato un personaggio importante, inutile negarlo. Ignorarti sarebbe troppo facile e anacronistico. Come ci insegni ci sono gruppi nella storia della musica che volente o nolente, forse più nolente che volente, hanno lasciato il segno e che è necessario confrontarcisi anche solo per dire di non essere d’accordo. Cosi ti salutiamo, ti mandiamo un abbraccio chilometrico, arrugginito, malato come le spiagge deturpate di Ostia. Sappiamo che ci capirai".

Cosa avete voi in meno de Lo Stato Sociale?

Francesco: credo niente. Siamo gruppi totalmente divesi.
Lorenzo: le lettere.
Paolo: i soldi delle sigarette. Etcì. Mica hai un fazzoletto?

Perché produrre i Cernit?

Cernit: Così dicono di noi: “Avviene alcune volte nella storia dell’arte un fatto che muove animi e spiriti silenti, un fatto che rende vero ciò che in maniera insincera è stato provato a realizzare in tempi immediatamente precedenti. E questo avviene tramite la trasposizione in una qualche forma d’arte di diari segreti o pensieri racchiusi in menti vivide ed oneste. E se la musica è una forma d’arte, i Cernit rappresentano questo fatto.” MrFalda. Citazione da recensione su CineLetteModa, ndr.

Ma a che ora chiude Gasperuccio che devo passare a prendere le sigarette?

Cernit: sono vent’anni che ce lo chiediamo. Gasperuccio è una domanda troppo grande per trovare una risposta. Fraté, se stai proprio messo male, con due passi in più c’è Cesare. 

Paolo non sta molto bene e la parola più pronunciata nei discorsi è "Etcì!!!". Gasperuccio è chiuso. Cesare è chiuso. Cattivo presagio.


Valmontone, Les Maudits. Venerdì 26 ottobre: è il grande giorno del concerto a Les Maudits. Ma il male si è diffuso. Paolo ha la febbre. Francesco ha la febbre. Lorenzo ha un male misterioso. Fuori c'è il diluvio e la scenografia è un gazebo decorato con gusto dove rimbomba il rumore della pioggia. La sala si riempie e il concerto ha inizio. Si parte con Giorni Persi, e si continua con Non Era Ancora Inverno, Dimmi La Tua Voce (ormai un cavallo di battaglia), Altre Scuse, Rossetto Blu, Le Mani Rimani (seguito da una breve intro), Generazione Revival, Stavamo Aspettando, Era un Valzer e Colera. Nel frattempo saltano in totale ben  tre corde della chitarra acustica che viene prontamente "soccorsa" come un malato da Paolo e Francesco mentre Lorenzo ne approfitta per improvvisare intermezzi pubblicitari e ricordare ai presenti che a fine concerto è possibile acquistare l'EP. Ma i Cernit non si scompongono e nonostante i mille imprevisti rimediano, continuano a suonare sempre con il sorriso tra le labbra, spesso incrociano i loro sguardi e ridono di gusto e tengono bene il palco. Al bis richiesto dal pubblico i Cernit ripropongono Colera. Giusto il tempo per l'ultimo imprevisto: va via la corrente per circa cinque minuti, quando torna si riprende subito a suonare, il tempo che salti anche una quarta corda. Stoici.

A fine concerto decido di sostenerli e comprare l'EP "Quei Bravi Ragazzi". "Versione liscia o ruvida'" mi fa Lorenzo sornione. "Ruvida, perché è più vintage". Copia n. 63/100 con dedica firmata, potrebbe essere un investimento per il futuro. Sono felice, vado via nonostante mi becchi il diluvio universale. E poi sto male anch'io. Etcì!!! CAZZO!!!

La copia dell EP "Quei Bravi Ragazzi" dei Cernit con dedica


Viva i Cernit, Morena e Parigi!!!



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