mercoledì 11 gennaio 2012

Fernando Di Leo, il maestro pugliese del noir

Vorrei dedicare il primo post dell'anno a Fernando Di Leo, compianto e rivalutato regista che oggi avrebbe compiuto 80 anni. Vari sono i fattori che mi legano a questo personaggio, oltre la passione per la regia: rappresenta l'unico degno esponente del cinema noir in Italia ed è originario di un paese vicinissimo al mio: San Ferdinando di Puglia. Tuttavia, il noir di Di Leo, venerato da Tarantino, che gli ha dedicato una rassegna quando è stato presidente della Mostra del Cinema di Venezia, non è un noir come quello americano e nemmeno come quello francese, pur essendo considerato il Melville italiano. 


Di Leo è stato un vero regista e intellettuale indipendente capace di imporre uno stile personale a un cinema di genere come nessuno ha mai saputo fare in Italia, capace di esprimere  una precisa visione ideologica e politica attraverso dialoghi (es. sulla presenza della mafia a Milano e coinvolgimenti di politici italiani) a Milano e i personaggi (indimenticabili i villain delle sue pellicole). Assolutamente da non perdere la Trilogia del milieu interamente girata tra il 1972 e il 1973 (Milano Calibro 9, La Mala Ordina, Il Boss). La violenza ben coreografata dalla ricerca stilistica del regista, dialoghi a volte laconici altre volte impegnati, colonne sonore originali memorabili (Luis Bacalov e Osanna), attori ben diretti (Gastone Moschin, Mario Adorf ed Henry Silva su tutti) negl anni successivi avrebbero lasciato in eredità, nel cinema italiano degli anni successivi, il modesto poliziottesco che ha visto come esponenti registi di calibro ben diverso. 

Il grande noir italiano è durato solo un biennio, cercasi degni eredi.


Ecco, infine, una bella intervista di Paolo Ruffini in cui è possibile cogliere la concezione di cinema per Di Leo.

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